L'esaltazione, poi la depressione. Fenomeni, poi scarsi. La Roma torna nella marea, alti e bassi frenetici, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero.Sempre a caccia dell'equilibrio.
rassegna stampa
Fonseca, il tatticismo “italiano” riporta la squadra nell’anonimato
La scelta sbagliata nella sconfitta contro l'Atalanta non è legata al modulo con la difesa a tre, ma all'atteggiamento
Ma al di là di certi discorsi di pancia, c'è un qualcosa da analizzare dopo la sconfitta contro l'Atalanta. Intanto, diciamo che nulla è perduto e consideriamo la sconfitta di mercoledì come un incidente. Da cui ripartire.
Ciò che emerge non è tanto la sconfitta, che può capitare, ma come è arrivata. La scelta sbagliata non è legata al modulo con la difesa a tre, ma all'atteggiamento. Questo termine - riferimento fatto dal tecnico - italianizzazione chissà per quanto ce lo porteremo dietro.
Che vuol dire essersi italianizzato? Giocare con tre (cinque) difensori? No, lo fa l'Inter, che comunque produce un calcio offensivo. L'Italia del catenaccio è morta e sepolta, oggi qui ci sono tecnici all'avanguardia, Fonseca lo è.
La Roma non ha giocato in quel modo, ma sicuramente non ha provato a fare il calcio che Fonseca conosce e per il quale è stato ingaggiato. Ha creato una squadra sulla base degli avversari e a un certo punto, pur volendo invertire la rotta, non c'è riuscito. Risultato: la squadra ha giocato male, è stata passiva e ha spesso lasciato iniziativa all'avversario, in più ha subito. La difesa a tre è un falso problema.
La squadra giallorossa ha subito due reti, che sommati ai tre col Genoa e ai due con il Sassuolo, fanno sette. All'Olimpico, dunque, la Roma ha mostrato una fragilità insolita. Solo una volta in 92 anni di storia, il dato è peggiore: stagione 1947-1948, i giallorossi in casa avevano subito, dopo tre partite casalinghe, 8 reti. Sette di queste, incassate contro il Grande Torino.
Cambiare idee da parte del tecnico, specialmente ora, non ha senso, significa trasmettere negatività alla squadra, toglierle certezze che stava acquisendo pian piano. Per chiudere la porta di Pau Lopez, che fino a ora ha preso nove gol in campionato, ci vuole una mentaltà di squadra. I gol fatti sono gli stessi dell'Inter, ovvero dieci; la differenza sta in quelli subiti, la squadra di Conte è ferma a 1. Otto, dunque, la differenza con i giallorossi. L'Inter è prima, la Roma settima. C'è un italiano sbagliato tra i due tecnici.
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