Fino a tre vittorie fa, Eusebio Di Francesco era quantomeno un tecnico sprovveduto. E, ovviamente, inadatto per la piazza di Roma. Come scrive Mimmo Ferretti su "Il Messaggero", tre vittorie dopo, sul carro di Di Francesco sono (già) saliti in centinaia, pronti ad incensarlo fino alla nausea: ma come gestisce bene il gruppo, ma come fa giocare bene la squadra, ma come parla bene in conferenza-stampa. Anche se, il più delle volte, nella variopinta platea le sue parole di calcio non vengono capite. E non certo per colpa sua.
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Eusebio, la forza della coerenza
Di Francesco è passato dalle feroci critiche post Vigo ai generosi applausi post Udinese (e Verona, e Benevento) senza modificare di una virgola il proprio atteggiamento
I nove punti nelle ultime tre partite hanno radicalmente modificato le opinioni sul suo conto, e tra i suoi adulatori di maniera in pochi ricordano che la più bella prestazione della Roma finora è stata quella contro l’Inter, unica sconfitta stagionale della squadra giallorossa. Di Francesco è passato dalle feroci critiche post Vigo ai generosi applausi post Udinese (e Verona, e Benevento) senza modificare di una virgola il proprio atteggiamento. Facendo restare di melma chi pensava che dopo quella mazzata spagnola oppure dopo la doppietta di El Shaarawy potesse cambiare registro, pensieri e parole. Il discorso, sia chiaro, non riguarda soltanto il tanto celebrato ambiente romano, quello che impedirebbe alla Roma di vincere lo scudetto ogni anno. No, qui si vuole chiamare in causa anche (soprattutto) chi ha già messo la Roma di Di Francesco fuori da ogni discorso sul futuro del campionato.
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