In Campidoglio l’ordine di scuderia è fare le pulci a tutti gli atti firmati da Paolo Berdini da quando è assessore all’Urbanistica: determine e delibere, pareri e relazioni. Per scovare errori e contraddizioni come ad esempio il lavoro svolto sui Piani di zona, qualcosa che possa aiutare a metterlo definitivamente fuori dalla giunta. Qualcosa, soprattutto, che possa mettere in secondo piano la sua netta contrapposizione al progetto Tor di Valle, come scrivono Lorenzo De Cicco e Simone Canettieri su Il Messaggero.
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E ora spunta il dossier su Berdini: «Al vaglio i suoi atti da assessore»
Si cerca di scovare errori e contraddizioni dell'urbanista, come ad esempio il lavoro svolto sui Piani di zona
Qualcuno, informalmente, già parla di «dossier», rievocando i veleni e le trame sotterranee che risalgono alle comunarie del febbraio scorso. Ma formalmente, spiegano dal Campidoglio, si tratta di una sorta di «due diligence» sui provvedimenti licenziati da Berdini. Una «verifica dell’operato» dell’assessore che si concentrerà in particolare sugli atti che riguardano i piani di zona.
La decisione della sindaca è stata condivisa ieri dagli altri consiglieri comunali. Lo stesso De Vito, uscendo dal Campidoglio dopo la riunione di maggioranza, ha spiegato: «Analizzeremo il lavoro di Berdini, questa è la decisione presa come gruppo consiliare. Fino ad oggi c’è stata qualche difficoltà anche nel rapporto con consiglieri e commissioni sui principali dossier. La valutazione attiene soprattutto al merito e al lavoro sui principali dossier, partendo dai piani di zona fino ai mercati generali. Che orizzonte temporale ci siamo dati? Un tempo ragionevole».
Secondo il numero uno del Consiglio comunale sarà un controllo estremamente rapido. Tutto si dovrebbe concludere nello spazio di «qualche giorno». Aggiunge un’altra consigliera, che preferisce restare anonima: «Paolo non lascerà per le sue frasi. Ma per le sue scelte politiche. Per questo si è deciso di fare un check sul suo operato come assessore». La strategia della sindaca Raggi è stata concertata con i vertici del Movimento, attraverso i “tutor” mandati da Beppe Grillo per vigilare su Palazzo Senatorio.
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