rassegna stampa

Divieto di sponsor, il calcio senza scommesse: in rivolta i club di serie A

Per le squadre perdita di 100 milioni Parte il pressing per fermare il decreto. Preziosi del Genoa: "È inaccettabile". Baldissoni (Roma): "Tornerà il totonero"

Redazione

Il mondo del pallone è in fermento, scrivono Andrea Bassi e Alvaro Moretti su Il Messaggero. La decisione del ministro del lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, di vietare le sponsorizzazioni delle squadre da parte delle società di scommesse, è considerata come uno sgambetto in grado di mettere in ginocchio l’intero sistema calcio. "Una misura inaccettabile", dice il presidente del Genoa Enrico Preziosi. "Dove si mira? A tagliare le risorse al sistema", ragiona l’imprenditore di Giochi Preziosi. Per Claudio Fenucci, amministratore delegato del Bologna, il divieto di sponsorizzazioni che dovrebbe entrare nel decreto “dignità” del governo, è "una follia. Il calcio", spiega, "perderebbe immediatamente 100 milioni di euro di risorse". E si tratterebbe del danno minore, perché il mancato incasso di quei soldi "metterebbe a rischio tutta la filiera".

Il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, parla di un "provvedimento che sa di populismo, che trasformerebbe l’Italia in una enclave con il rischio del ritorno al toto nero". Ma la preoccupazione è soprattutto sulla tenuta del sistema.

L’ANALISI Un’analisi pubblicata ieri dall’agenzia specializzata Agimeg, ha ricordato come nella Premier League inglese, la Lega calcio più ricca e seguita al mondo, il 45% dei club ha una società di gaming on line come sponsor sullamaglia, tutte hanno i cartelloni al led degli stadi con gli spot delle società di gioco, e tutte hanno accordi con le compagnie di scommesse. Il giro d’affari è notevole.

In Francia non solo ci sono le sponsorizzazioni, ma lo Stato redistribuisce parte del gettito delle scommesse alle squadre, che hanno più soldi da investire anche nel calciomercato. Insomma, eliminare le sponsorizzazioni, come vorrebbe fare il decreto “dignità”, trasformerebbe il campionato di calcio italiano in un campionato minore.