rassegna stampa

Diego, c’è mastro Gasp

Domenica a Bergamo, Perotti ritrova da avversario il tecnico che lo ha restituito al calcio

Redazione

Appena un paio di anni fa, Perotti era considerato un calciatore finito. A tal punto che il Siviglia, che su di lui aveva scommesso inserendo addirittura una clausola rescissoria di 48 milioni, aveva deciso di privarsene praticamente a zero, come evidenzia Stefano Carina su Il Messaggero.

Nell'estate del 2014, il Genoa per l'acquisto del 'Diez' paga appena 350mila euro (più l'incasso di un'amichevole disputata l'anno dopo): sostanzialmente il costo della commissione per il trasferimento.

Trova Gasperini che dopo una lunga telefonata lo convince ad accettare l'offerta rossoblù. In Liguria ritrova la voglia di giocare al calcio e con una attenta preparazione, supportata da un'alimentazione rigida e controllatissima, torna a scendere in campo con continuità. Impiega poco a diventare il leader tecnico della squadra con l'allenatore piemontese che appena può ne tesse le lodi: «Diego potrebbe giocare in qualsiasi big europea».

Il feeling con Gasperini è immediato: il calcio offensivo con le tre punte è il modo migliore per esaltare l'estro dell'introverso argentino. Che nonostante fatichi ad ammetterlo, ha nella timidezza il suo tallone d'Achille: «Da ragazzino guardavo film polizieschi e leggevo libri, come Sherlock Holmes. A Siviglia andavo all'università, frequentavo criminologia, mi piaceva, ma era sempre meno il tempo per studiare. In più, la facoltà era in pieno centro e a lezione tutti mi guardavano... non ero a mio agio». Figuriamoci il 10 novembre del 2009 quando, poco prima della lezione, riceve la telefonata del delegato della nazionale argentina che gli anticipa la convocazione in nazionale da parte di Maradona. Da quel giorno in facoltà non lo vedono più.

Oggi Perotti è uno dei segreti di Spalletti. Per Lucio è l'uomo che crea lo spazio dove non c'è. Gli basta una finta, un dribbling e l'avversario di turno è un piacevole ricordo. E pensare che quando poi si rivede in tv, «non mi sembra di essere così veloce». Peruzzi lo definirebbe un «falso lento».

Con la Roma ha iniziato la stagione con un tre su tre. In campo magari sorride poco ma è superstizioso. Entra sempre con il piede destro e si fa il segno della croce: «Non ero particolarmente credente. Poi, in quella situazione di infortuni a catena, la fede mi ha aiutato». In pochi lo sanno ma è un cinefilo doc. Le pellicole preferite sono due, entrambe argentine: «'El segreto de sus ojos', e Nueve Reinas'», nove regine.