rassegna stampa

Di Francesco, quattro gare per esonerare la crisi

LaPresse

Il tecnico non è in discussione ma ora ha bisogno di risultati per allontanare le ombre e i cattivi pensieri

Redazione

C'è chi dice che è incapacità. Forse, però, è soltanto confusione. Proviamo a riassumere i numeri: 14 punti in classifica, cioè sette in meno rispetto al passato campionato. Con 24 giocatori già utilizzati e 11 formazioni inedite nelle 11 partite ufficiali della stagione. Con 22 diversi titolari impiegati nelle 9 partite di campionato. Con 2 soli punti conquistati contro Atalanta, Chievo, Bologna e Spal.

In certi casi, anzi in questi casi, un allenatore è in chiara confusione, scrive Mimmo Ferretti su Il Messaggero,e per questo viene messo in discussione. Non potendo mandare a quel paese tutti i giocatori della rosa, si manda via il tecnico. Nella Roma Eusebio Di Francesco non è (ancora) stato messo (pubblicamente) in discussione.

Le cose sono due: o la dirigenza della Roma aveva, e continua ad avere, fiducia nei confronti di EDF (non è da escludere) oppure gli stessi dirigenti non sapevano (non sanno) chi mettere al suo posto (non è assolutamente da escludere). Il ds Monchi, l'uomo che ha portato Eusebio alla Roma, si è sempre sistemato nella prima fila dei difensori. Per ovvi motivi, chiaro. Ma se il disgustato James Pallotta avesse avuto davvero voglia di cacciare Di Francesco, lo avrebbe fatto senza ascoltare nessuno. Come già fatto in passato.

Eusebio, che conosce alla perfezione le regole del gioco, sa che tutti gli allenatori hanno, al di là di parole o silenzi, una fiducia a tempo. Servono cose molto più semplici come fatti e punti. La Roma, la sua Roma raramente ha giocato bene, quasi mai alla Di Francesco; anzi, spesso e volentieri esalta gli avversari. Colpa di tutti, cioè anche dei calciatori, ma le scelte le fa sempre l'allenatore.

Domani sera il Cska all'Olimpico, poi tre trasferte di fila (Napoli, Fiorentina e ancora Cska): fatalmente, il destino di Di Francesco è appeso a queste quattro partite ( o forse meno...) . Non lo dice (pubblicamente) nessuno, ma lo assicura la logica. Il gruppo non sta né con l'allenatore né contro di lui. Sta con e contro se stesso. Vivacchia, tira a campare, sostanzialmente se ne frega di quello che accade. Tanto, nel caso, pagherà l'allenatore, pronto a scontare anche colpe non sue. Perché colpe sue ci sono, e non sono poche.