rassegna stampa

De Sanctis, le ragioni di un’uscita a vuoto

L’uscita (a vuoto) di martedì sera del portiere ha lasciato pesantemente il segno tra i tifosi che, soprattutto attraverso i social, hanno censurato senza mezzi termini il comportamento dell’ex portiere del Napoli.

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L’interrogativo più gettonato del post Mosca è il seguente: cosa c’è dietro le dichiarazioni di De Sanctis, che ha scaricato sui compagni le responsabilità per il gol beccato in pienissimo recupero dal Cska? Una rosicata fine a se stessa del portiere, piccato per esser stato tirato in ballo come primo colpevole del pareggio della Roma, oppure il segnale di un malessere all’interno del gruppo guidato da Rudi Garcia? A dar retta alle voci di dentro (spogliatoio e dintorni), a De Sanctis è partito un colpo e basta. Una botta di permalosità, acuita dal nervosismo derivante dal successo sfumato in extremis soltanto pochi minuti prima. Nulla di cattivo o di accusatorio nei confronti dei compagni, giurano a Trigoria. Solo lo sfogo di un attimo e la voglia di respingere ogni addebito. Tanto è vero - assicurano - che le dichiarazioni di De Sanctis, uno che solitamente non sbaglia una virgola, sono state digerite senza problemi dalla squadra. In realtà, c’è stato anche chi non ha mandato serenamente giù il virgolettato del numero 26, ma non ci sono state discussioni plateali o faccia a faccia di alcun tipo. Con i dirigenti presenti a Mosca che non si sono sentiti in dovere di intervenire.

LA DEVIAZIONE -  E ieri dall’abruzzese (che oggi si confronterà con il resto della squadra) è arrivata una deviazione in calcio d’angolo. «Avendo rivisto la partita, devo assumermi precise responsabilità, dal momento che avrei potuto intuire che la palla sarebbe potuta passare ed intervenire di conseguenza». Al di là di tutte le motivazioni targate Roma, l’uscita (a vuoto) di martedì sera del portiere ha lasciato pesantemente il segno tra i tifosi che, soprattutto attraverso i social, hanno censurato senza mezzi termini il comportamento dell’ex portiere del Napoli, stimato anche per le parole che ha (aveva) sempre usato in ottica giallorossa, a partire dall’Open day dell’agosto dello scorso anno. Il suo (ex) collega Giovanni Cervone è stato molto severo. «Il gol preso è un concorso di colpe che ci può stare, ma si parla di gruppo, di lottare per lo stesso obiettivo e invece qui al primo problema si discolpano, hanno atteggiamenti da scaricabarile. Dico di più: chi parla così ha la coscienza sporca», ha dichiarato a Tuttomercatoweb.com. Le ragioni, si sa, non stanno mai tutte da una parte: ecco perché non si può non sottolineare che ultimamente più di qualcuno in Casa Roma se ne è uscito sia ad alta voce, tirando in ballo più o meno velatamente questo o quello, sia con toni più bassi lamentandosi per metodi o allenamenti. Un trend sconosciuto fino a pochi mesi fa, e questo è un dato che non può e non deve essere sottovalutato. Vero Rudi?