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rassegna stampa

Da Baldini a De Sanctis, nel (falso) segno della discontinuità

La teoria americana era quella di non proporre mai personaggi del passato, chiudere ogni legame con la Roma che fu

Redazione

La "discontinuità”, termine usato spesso da tutti i dirigenti della Roma, non esista più. O forse non è mai esistita, come evidenzia Alessandro Angeloni su Il Messaggero.

La teoria americana era proprio questa: mai proporre personaggi del passato, chiudere ogni legame con la Roma che fu e tutto andrà bene, appunto, nel nome della discontinuità. La prima Roma americana ,quella di Luis Enrique, era firmata da Franco Baldini, il ds del terzo scudetto. Puro esempio di continuità, quella dai sogni. Poi ecco Zeman. Proprio lui, l’amico dei nemici della Roma, che poi ha lasciato il posto a chi a Trigoria ha abitato per anni, Aurelio Andreazzoli. La parentesi Garcia ci riporta ai vecchi principi, basta “romanistologi”, e arriva un francese mezzo spagnolo, che porterà la Roma nel futuro.

Ma al suo posto arriva il romanista Luciano Spalletti. E' stato la Roma ed è tornato ad essere la Roma. Anche qui, nel segno (finto) della discontinuità. Nel frattempo si era accasato a Trigoria Balzaretti, un altro ex. Era tornato anche Giannini, per non parlare della grossa mano che hanno dato Graziani, Nela, Chierico, tutti discontinui romanisti, ovviamente. E siamo ai giorni nostri: Eusebio Di Francesco, molto probabilmente Morgan De Sanctis e ci scusiamo se sfugge qualche altro nome. Ah sì,manca Francesco Totti. Ci fa sempre piacere rivedere facce da Roma, ma per favore, non parliamo più di discontinuità.