(Il Messaggero - M.Ferretti) È finita con Tachtsidis che se l’è incollato sulle spalle e l’ha trascinato sotto la curva occupata dai tifosi della Roma. Francesco Totti portato in trionfo dai suoi compagni, insomma. Il giusto premio per una prestazione fantastica. Sì, è vero, il capitano non ha segnato, ma ha confezionato due assist da paura, il primo per Florenzi e l’altro - assolutamente da fantascienza - per l’amico Osvaldo. In più ha giocato una partita complessivamente spettacolare, muovendosi a ritmi altissimi in ogni angolo del campo con estrema lucidità. Un ragazzetto sprint di quasi trentasei anni; la stessa età di Andrea Stramaccioni, l’allenatore dell’Inter.
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«Corro e mi diverto»
(Il Messaggero – M.Ferretti) È finita con Tachtsidis che se l’è incollato sulle spalle e l’ha trascinato sotto la curva occupata dai tifosi della Roma.
Eccolo, Francesco, a fine gara. «Una grande prestazione, una Roma completa sotto tutti gli aspetti anche perché per superare l’Inter bisognava fare questo tipo di gara. Penso, perciò, che l’abbiamo affrontata nel migliore dei modi. Sì, abbiamo disputato davvero una grande partita. Se corro più adesso rispetto a tredici anni fa? Non lo so, sto bene fisicamente e in questo ruolo mi trovo bene. È normale, poi, che quando tutta la squadra gira, va meglio anche per me».
E ancora, su quella perla regalata a Osvaldo. Un lancio in verticale di pura poesia. «Prima dell’inizio del secondo tempo avevamo concordato che uno dei due avrebbe fatto gol. E siamo stati di parola. È toccato a lui, va benissimo così. Osvaldo ha segnato un gol pesantissimo, un gol che ci voleva sia per noi che per i tifosi che ci hanno seguito anche qui a Milano. Non so se Osvaldo mi pagherà una cena per quell’assist, ma va bene tutto...».
Poi, una riflessione. «Io non so se questa serata ci ha detto qualcosa di importante. La cosa fondamentale è restare con i piedi per terra perché a Roma è facile esaltarsi ed è ancora più facile abbattersi. Restiamo con i piedi per terra, ripeto, e cerchiamo di giocare cosi ogni domenica. So che non è semplice, ma abbiamo le carte in regola per riuscirci. Sta a noi impegnarci per fare un grande campionato».
E ancora, sempre con il sorriso sulle labbra. «Venire a vincere qui a Milano è una cosa che ti regala un sacco di fiducia. Speravamo di partire con una vittoria già a Roma contro il Catania, non ci siamo riusciti e per questo ci sono state un sacco di lamentele e critiche da parte di certe persone. Questa è la nostra risposta a tutti. La squadra ha meritato il successo con una prestazione importante. Chi ci aveva criticato è stato servito». Poi una battuta, legata ai suoi duetti in campo con Florenzi, autore della prima rete romanista. «Belli, vero? Tra giovani è normale... Florenzi non è più giovanissimo, è un grande giocatore che può far bene, ha enormi potenzialità. Fare gol e una prestazione di questo tipo a Milano non è da tutti». Un’investitura in piena regola, per l’ex capitano della Primavera di Alberto De Rossi campione d’Italia due anni fa.
Un Totti in queste condizioni atletiche non si vedeva da anni, probabilmente da tredici, cioè dal periodo della prima gestione romanista di Zeman. Il capitano in campo non gioca esattamente come alla fine degli Anni Novanta, forse rispetta un po’ meno gli schemi ma nessuno, per carità, se la sente di dirgli qualcosa, di rimproverarlo se rende come ieri sera a San Siro. Un giocatore universale, si può dire? Un attaccante che non è soltanto un attaccante. Un calciatore che non smette mai/ancora di stupire, alla faccia di quanti gli avevano pronosticato da tempo un finale di carriera tinto di nero.
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