rassegna stampa

Capitano per la vita nei cuori della gente

Ma quale addio alla Roma: Totti, finita la partita contro il Genoa, ha cominciato a giocare per sempre nei racconti e nei ricordi dei suoi tifosi tra gol, applausi e lacrime d’amore puro

Redazione

Addio, dicono. Ma quale addio: quando c’è di mezzo la Storia, non c’è un prima e non c’è neppure un dopo. C’è soltanto un presente infinito.  Totti è la Roma, come insegna la coreografia elaborata dalla Curva Sud. E la Roma è Totti. Finita la partita contro il Genoa, ne è cominciata un’altra fatta di racconti, di ricordi, di gol, di applausi, di gioia e anche di tante lacrime che non avrà mai fine. Non vederlo più in maglia e calzoncini cancellerà l’immagine di Totti dagli occhi della gente che ha una Lupa tatuata sul cuore? Sarebbe triste se accadesse; ma non accadrà. Non perché non deve accadere: semplicemente perché non può accadere.

Totti è ognuno dei sessantacinquemila e passa tifosi che ieri erano all’Olimpico; quelli che ridono se o quando la Roma vince e che non vogliono avere il minimo contatto con il mondo quando e se la Roma perde. Quelli che la frase più bella al mondo non è “ti amo” ma “Roma in vantaggio”. Quelli che Totti è il Capitano e basta. Quelli che Totti è Francesco e basta. Tutto per Totti. Totti per tutti. Ora che è finita l’avventura, tornano in mente gli inutili a cui Francesco ha dato vita; i piccoli che ha fatto diventare grandi e i grandi che con un battuta ha reso piccoli piccoli. E pure chi ha fatto sentire importante anche se non contava niente. Chi è cresciuto con lui, e da ragazzo è diventato padre o magari nonno. Ha ridicolizzato i tifosi stagionali, colleghi o allenatori, che tifano Roma solo perché tesserati o dipendenti della Roma; quelli che hanno la fede a tempo. Quelli che baciano la maglia dopo un gol e due mesi dopo si vendono l’anima e il cartellino per trenta denari in più. Il suo esempio li ha annullati. Addio? Ma quale addio.

Raccontano gli esperti, che mai e poi mai era capitato di vedere un intero stadio (e immaginiamo nella case di mezza Roma...) piangere insieme con il suo Capitano. Una simbiosi perfetta tra l’Uomo e la sua gente; tra il Campione e i suoi tifosi. Tanto bello quanto doloroso. Unico, come recitava la maglietta indossata dall’intero clan Totti in tribuna. E, a fine partita, in campo per condividere il tormento del Capitano. Lacrime per un ringraziamento reciproco, l’uno per l’altro; l’uno con l’altro. Quando Francesco è entrato in campo tutto lo stadio si è alzato in piedi per omaggiarlo, mentre una marea infinita di striscioni tappezzava curve e tribune. “Non avrò altro D10 all’infuori di te”, per citarne uno. C’è ancora qualcuno che parla di addio? Cose da Totti, non da tutti.

Mimmo Ferretti