Tanti gli anni passati da quando se n'è andato da Trigoria, eppure la Roma gli è sempre rimasta nel cuore. Vincent Candela, storico terzino giallorosso, ha organizzato una partita di beneficenza nella quale si sfideranno i campioni giallorossi di oggi e di ieri: l’appuntamento è per il 29 dicembre allo stadio Olimpico. «Voi siete Leggenda», il nome è una dedica ai tifosi. Il francese ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Benedetto Saccà de "Il Messaggero". Queste le sue parole:
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Candela: «Senza gioco non si vince, ma cambiare il tecnico è pericoloso»
"La Roma gioca così male perché ha paura di vincere. È un problema mentale, ma non si supera da una settimana all’altra: si supera lavorando tutti i giorni, ma non soltanto sulle diagonali: anche sul carattere, sulla personalità, sul...
Candela, perché la Roma gioca così male?
«Perché ha paura, ha paura di vincere. È un problema mentale, ma non si supera da una settimana all’altra: si supera lavorando tutti i giorni con l’allenatore e la società. E non soltanto sulle diagonali: anche sul carattere, sulla personalità, sul coraggio, sul senso di appartenenza a questa maglia».
Garcia va esonerato?
«Per lui è il momento più difficile da quando è a Roma, anche se si trova solo a quattro punti dalla vetta. Però c’è poco gioco e siamo (testuale, ndc) usciti in coppa contro lo Spezia. Così non si vince. Sarebbe troppo facile sostituire Garcia, secondo me non è la soluzione migliore, eppure qualcosa bisogna modificarla. In una grande società come la Roma è difficile cambiare il tecnico se si hanno ancora chance di vincere lo scudetto».
A Roma comandano i giocatori?
«Quando l’allievo non è buono, è il maestro che non va...».
Stampa e tifosi sono un problema?
«No, perché da tutte le parti è dura vincere. Il problema è come far lavorare i giocatori. Non si può essere integralisti e dire: “È così, si fa così”. Non ha mai funzionato. Non è una questione di città, che anzi è meravigliosa».
Per lei, la Roma può vincere lo scudetto?
«Può vincere, ma tutta insieme: senza Totti, ad esempio, non si vince. Che sia in campo, accanto all’allenatore o in società, lui resta un fenomeno».
Le piacerebbe tornare nella Roma?
«Be’, la società e la città mi hanno dato tanto. Quindi, certo. Io già mi ero proposto anni fa per un ruolo di raccordo tra squadra e società. Sì, insomma, la Roma sarebbe un sogno. Però a maggio ho preso il patentino da allenatore».
E quindi?
(ride) «E allora entro dieci anni allenerò la Roma. Il mio obiettivo è quello...».
Il 29 dicembre riabbraccerà i suoi tifosi.
«Mi aspetto tanti bambini e tanti romanisti. Ho organizzato l’evento con amore per ringraziare la città. Ma non mi basterà tutta la vita per dire grazie. L’unico scopo è devolvere l’incasso in beneficenza per aiutare i bambini romani a fare lo sport. Totti? E certo che viene! È la storia di Roma. Spero di ritrovare l’emozione, facendo giocare Francesco con Pruzzo, insieme a De Rossi, Aldair, Annoni, Ciccio Cordova, Giannini, Perrotta, Tonetto, Delvecchio, Oddi, Nela, Chierico, Faccini. Saremo in tanti. E sarà una meravigliosa festa giallorossa».
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