rassegna stampa

Barça baby, lo spettacolo comincia qui

(Il Messaggero – B.Saccà) – Il Barcellona riempie gli occhi. A tutte le età. Uno dei segreti del Barça è il settore giovanile.

Redazione

(Il Messaggero - B.Saccà) - Il Barcellona riempie gli occhi. A tutte le età. Uno dei segreti del Barça è il settore giovanile.

Il 18 dicembre, la squadra catalana si è infatti laureata campione del mondo affidandosi inizialmente a nove calciatori cresciuti nel vivaio del club. Le vittorie nascono nel tempo, insomma. I bambini cominciano subito a allenarsi in vista del futuro. La cantera catalana è un pianeta. Il Memorial Ielasi, organizzato dalla Nuova Tor Tre Teste di Roma, fornisce l’opportunità per trascorrere qualche giornata al fianco di una formazione giovanile blaugrana.

Si tratta del Barcellona Infantil A, costituito da ragazzini nati nel 1998. Il tecnico della squadra è Francesc Sanchez Bas: ha trenta anni, e mostra una disponibilità da elogiare. «Ciao, soy Cesc», ci stringe la mano con spontaneità. «Noi non siamo soltanto degli allenatori, ma pure degli educatori. Prepariamo i ragazzi alla vita dentro il campo, e insegniamo loro a comportarsi correttamente anche fuori, e con gli avversari», confida dopo un allenamento. Una seduta di lavoro del Barcellona Infantil A è un’emozione perché sembra di essere a contatto con la rosa di Guardiola.[...]

E, soprattutto, la filosofia. «Sin da piccoli, i ragazzi si abituano a giocare in un certo modo. La continuità fa la differenza. È una scala», prosegue Sanchez. «Pochi di loro raggiungeranno la Liga, e questo lo sanno. Nessuno li illude. La nostra missione è di vincere grazie ai giocatori provenienti dal vivaio. La strada per arrivare in alto è la modestia. Insegniamo questo. Xavi e Messi sono gli esempi. L’educazione serve comunque a tutti», spiega. Luis Enrique è diventato un allenatore seguendo le direttive impartite dal Barça. L’Infantil A è una famiglia. Xavier Franquesa è il vice-allenatore: nel corso del riscaldamento, motiva i bambini, e non alza mai la voce. «Tutto dipende da noi», ripete. Lo staff tecnico è formato da sei persone. Una ragazza che sorride sempre ai piccoli atleti ricopre il ruolo della fisioterapista: i bimbi vestiti di blaugrana ne incrociano lo sguardo se avvertono qualche dolore, e lei si precipita con la busta del ghiaccio tra le mani per risolvere il problema. L’allenatore Sanchez – o, forse, Guardiola – ha vietato le proteste nei confronti dell’arbitro. E il capitano cambia di partita in partita.

L’urlo «Visca el Barça» non manca mai nel tunnel che porta agli spogliatoi. E, poi, i tecnici battono le mani dei bambini, poco prima di entrare in campo. Il gioco è una meraviglia. L’ombra di Guardiola si nota nel 4-3-3 di base; nel possesso della sfera; nel coinvolgimento del portiere; nella volontà di non sprecare neppure un pallone. E gli allenamenti si svolgono utilizzando quasi solo la palla. I ragazzi comunicano in catalano e in castigliano: durante la gara, i bimbi della panchina non fiatano, ma sono pronti ad abbracciarsi e a urlare di gioia dopo ogni gol. Alcuni elementi hanno una classe da vendere: l’attaccante sudcoreano Lee Seung Woo è da applausi. E Jang, Olmo, Morer e Piñol, il più basso del gruppo, sono da tenere in considerazione. Senza dimenticare Oriol Busquets, classe 1999. Oltre 1.500 spettatori romani al giorno hanno ammirato le partite e gli allenamenti del Barça dei piccoli. Lo stile della manovra blaugrana è uno spettacolo: i successi contro la Lazio (7-0) e contro la Fiorentina (1-0) ne sono la dimostrazione. Ieri, la Roma di Rubinacci ha tuttavia battuto (2-0) i catalani, e ha guadagnato l’accesso alla finale di oggi.[...]