"E' cambiato tutto, siamo nel mondo dei social, dei software, che guidano un po' la passione della gente e influiscono sul calcio. Negli anni 80 era tutto diverso" dice Bruno Conti intervistato da Alessandro Angeloni per Il Messaggero.
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B.Conti: “Nel 1982 noi capaci di unire l’intero Paese. Oggi è tutto diverso”
L'ex ala della Nazionale: "L'Italia era il calcio ed era l'intero Paese. Tutti uniti, tutti, al di sopra di ogni genere di campanilismo calcistico e politico"
Compresa la Nazionale...
"L'Italia era il commissario tecnico, Enzo Bearzot, il blocco Juve, poi altri grandi calciatori. Una squadra di uomini veri. Ci davano tutti per sconfitti, poi ricordiamo ancora oggi quello che è successo. La Nazionale deve avere lo scopo di unire il Paese. Non a caso, all'epoca, nel nostro gruppo c'era anche un certo Sandro Pertini, il presidente della Repubblica, nostro primo tifoso. Che cosa vuol dire questo? Che l'Italia era il calcio ed era l'intero Paese. Tutti uniti, tutti, al di sopra di ogni genere di campanilismo calcistico e politico".
La sua generazione è cresciuta senza sapere che l'Italia non avrebbe giocato un Mondiale.
"Questo non è facile da accettare. Dopo Italia-Svezia, mi squilla il telefono, è Brunetto, mio nipote. Mi chiede: Nonno, ora come facciamo, che partite vedremo? Ma perché non ha giocato Insigne?. Non sapevo cosa rispondere. Ha ragione Buffon, il primo pensiero, dopo la sconfitta, deve finire proprio ai bambini, ai quali viene tolto un sogno. Si è persa una possibilità di vivere un mese tutti uniti, insieme verso un obiettivo".
Il nostro calcio è ai minimi storici.
"Bisogna ripartire. Credere nei giovani, limitare gli stranieri. E inventarci qualcosa per riaccendere la passione. Come ai miei tempi".
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