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Il Messaggero

Attacco all’Europa

Attacco all’Europa - immagine 1
Dall'arrivo del tecnico romano la squadra segna il doppio di quanto faceva con Juric: la media è di 2,16
Redazione

Ci sono dei pregiudizi che è difficile scrollarsi di dosso. Anche per un signore come Ranieri che a 73 anni non deve dimostrare più nulla a nessuno. Eppure, alzi la mano chi non ritiene Sir Claudio un allenatore più incline alla fase difensiva che a quella offensiva, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Pragmatico nel voler utilizzare il lessico italiano; un minestraro per dirla alla romana. Eppure la carriera dice il contrario, non ultima la sua esperienza alla Roma. Quando Ranieri è arrivato, ormai due mesi fa dopo il ko interno con il Bologna (2-3), la squadra - a due punti dalla retrocessione - segnava con il contagocce. Due reti in 4 partite con De Rossi, una media leggermente superiore di un gol a partita con Juric (15 in 12), considerando però che tolti i tre gol all'esordio con l'Udinese, la Roma con il tecnico croato in panchina era andata in rete con Monza, Dinamo Kiev, Fiorentina e Torino appena una volta, rimanendo a secco con Elfsborg e Monza, con l'eccezione di Verona (2). A Claudio sono servite due partite per trovare la quadra (Napoli e Atalanta). Poi, è iniziata la fiera del gol. Due al Tottenham in Europa League, quattro al Lecce e alla Sampdoria in coppa Italia, tre al Braga in Europa e al Genoa venerdi, cinque al Parma, due nel derby e con il Bologna, uno al Milan a San Siro. Unico passaggio a vuoto a Como. Una media-reti che è lievitata così a 2,16 e sarebbe anche superiore togliendo le prime due partite con Napoli e Atalanta in campionato (2,6). Ma tant'è, la cura Ranieri è sotto gli occhi di tutti. A tal punto che per ritrovare la Roma vincente per quattro volte di fila all'Olimpico in campionato con almeno due gol all'attivo, prima di venerdì bisognava tornare indietro addirittura fino al 2019. È la forza di Tinkerman, l'aggiustatore, che ha sempre ricordato di non essere uno che si innamora dei sistemi di gioco. Così anche se in carriera ha spesso e volentieri preferito la difesa a quattro, gli sono bastate due partite per virare a tre. Il rischio che si corre però con Ranieri, è sempre banalizzare o far passare in secondo piano il lavoro che poi effettua sul campo con il concetto di serenità.