rassegna stampa

Anzalone, se ne va la Roma Anni ’70

E’ morto il presidente gentiluomo e tifoso, che ha messo le basi per i successi di Viola. Le coccole a Di Bartolomei, l’amore per Pruzzo e Liedholm: il futuro è cominciato da lui

Redazione

Non portò mai la Roma in alto, ma la accompagnò nel futuro. Bisogna riconoscere, insomma, a Gaetano Anzalone, morto ieri notte all'età di 87 anni, di aver lavorato per far diventare grande il club giallorosso, scrive Ugo Trani su Il Messaggero. Nessuno, anche dopo la sua avventura negli anni Settanta (dal 1971 al 1979), gliel'ha mai riconosciuto. Nell'éra Viola arrivarono subito i successi che Anzalone non ha mai potuto festeggiare, a parte il trofeo Anglo Italiano, battendo il Blackpool il 24 giugno del 1972. E a firmarli furono Liedholm in panchina, l'allenatore che scelse già nel 1973, Di Bartolomei capitano che l'ex presidente si coccolò già nel settore giovanile e Pruzzo centravanti (capocannoniere in 3 campionati) che fu l'investimento più pesante con la strategia (mai rinnegata) di Moggi, da accostare al centro sportivo diTrigoria, inaugurato dal costruttore prima di lasciare.

Fu Anzalone a pagare di tasca sua (15 milioni) Spinosi (Tevere Roma) e Landini (Sangiovannese), i ragazzi che poi Alvaro Marchini quasi regalò alla Juve nell'estate del 1970. Un affronto insopportabile. Così, convinto dall'amico Walter Crociani, si candidò per la presidenza, senza più avere al fianco i Marchini. Il 12 giugno del 1971, nella sede al Circo Massimo, l'inizio della sua avventura. Gentiluomo e anche tifoso. Richiamò, anche se poco convinto, subito il Mago, seguendo la gente, ancora innamorata di Helenio Herrera che lo ripagò con l'unico successo, il trofeo Anglo Italiano. Ma poi lo sostituì in corsa con Trebiciani, prima di affidarsi a Scopigno.

La grande intuizione, anche per rispondere alla Lazio di Maestrelli lanciata verso il 1° scudetto: ecco Liedholm che conquistò il 3° posto davanti ai cugini campioni nel 1975. E' l'annata più bella. L'Olimpico applaude la zona del Barone, con il doppio regista, cioè con De Sisti, riportato alla base proprio dal presidente, e affiancato a Cordova, e con la resurrezione di Prati, centravanti scaricato dal Milan. Anzalone, spesso vicino a dimettersi (colpa dei risultati e del bilancio in sofferenza), continuò a pensare al vivaio che, con Giorgio Perinetti all'inizio della carriera, regalò successi (3 scudetti e 2 Coppa Italia) e talenti come Peccenini, Rocca, Conti e Di Bartolomei.

Oltre a costruire Trigoria e a portare per la prima volta la squadra in tournée proprio negli Usa, capì l'importanza del merchandising. Nel 1978 fece disegnare (da Gratton) il Lupetto stilizzato per la maglia della Roma, commercializzando il logo e creando quelli che sarebbero diventati i Roma Store. Ha giocato d'anticipo. E ha vinto. Il Lupetto è il suo scudetto.