Giuseppe Giannini, come Francesco Totti, è uno dei pochi che sa realmente quello che sta provando in queste ore De Rossi. Anzi, il Principe - rispetto ai suoi successori - visse addirittura una duplice beffa. Perché impossibilitato a salutare la tifoseria in campionato all'Olimpico il 12 maggio del 1996 contro l'Inter (era squalificato), lo fece con una festa postuma (nel 2000), rovinata da un mix di amore nei suoi confronti e rabbia della tifoseria verso la precedente gestione, a tre giorni dalla vittoria dello scudetto della Lazio. La sua intervista a Il Messaggero:
rassegna stampa
Addio De Rossi, Giannini: “Il 26 maggio vada al mare con la famiglia”
Le parole del Principe: "Sono nervoso, amareggiato, deluso. Un altro pezzo di storia che viene scaricato e allontanato"
Trova analogie con il suo addio?
Tante ma è trascorso tanto tempo e alcune persone non ci sono più. Sarebbe indelicato.
Come ha reagito quando è venuto a conoscenza della notizia?
Male. Sono nervoso, amareggiato, deluso. Un altro pezzo di storia che viene scaricato e allontanato. Mi dispiace, meritava ben altro. Uno che fa oltre 600 presenze con la Roma non può essere salutato con mezz'ora di conferenza stampa o un ringraziamento via tweet. Mi auguro solo che non sia un'indicazione del prossimo tecnico. L'unica cosa che mi ha fatto sorridere è quando Daniele ha detto che la sua auto va in automatico a Trigoria. Mi ha rubato una frase di 20 anni fa. Da casa impiegavo 12 minuti e posso raccontarle anche come erano posizionate le buche.
Che cosa consiglia a De Rossi?
Di andarsene al mare con la famiglia il giorno di Roma-Parma. Sarebbe un segnale forte. C'è poi il rischio, come accadde con me, che un giorno di festa si trasformi in una contestazione forte nei confronti del club. Tanto la gente che gli vuole bene, ora che lo sa, andrà in trasferta per salutarlo.
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