rassegna stampa

Roma, i conti in crescita

La situazione è un po’ cambiata rispetto all’estate 2013, quando le esigenze del bilancio obbligarono i dirigenti a sacrificare Marquinhos e Lamela, oltre al ribelle Osvaldo.

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Il mercato della Roma non si ferma, così come ha puntualizzato ieri Fenucci. Si continua a comprare ed infatti a breve arriverà anche Ferreira Carrasco. E per il momento, a un mese dalla fine del mercato, non ha venduto nessuno a parte il terzino Dodò che ha fruttato 9 milioni dopo essere costato zero e alcuni giovani come D’Alessandro, che ha portato in cassa una plusvalenza secca di oltre 2 milioni.  Si parla di cessioni eccellenti ma, come riporta oggi il Corriere dello Sport, in realtà la situazione è un po’ cambiata rispetto all’estate 2013, quando le esigenze del bilancio obbligarono i dirigenti a sacrificare Marquinhos e Lamela, oltre al ribelle Osvaldo. Oggi la Roma assicura di essere disposta a vendere solo se lo ritiene conveniente nell’ottica dell’equilibrio finanziario, delle volontà dei calciatori scontenti e di nuovi investimenti.

Il bilancio anche quest’anno ha chiuso in passivo. Ma i conti sono complessivamente migliorati, grazie soprattutto all’aumento di capitale che è stato coperto per intero. Cento milioni, di cui circa 22 entrati dai piccoli (e nuovi) azionisti che hanno consentito alla società di sistemare la gestione corrente. Ma sono le prospettive di crescita a rasserenare Pallotta e il suo management: l’ingresso al tabellone principale della Champions League garantisce una ventina di milioni (da mettere a bilancio l’anno prossimo). Ed è una proiezione pessimistica. A questo mucchietto potrebbero aggiungersi subito altri 9 milioni se il Napoli non dovesse superare il turno preliminare, secondo il complicato meccanismo del “market pool” che destina a ogni Paese una fetta della torta dei premi: se la fetta viene divisa tra due club, Juventus e Roma, evidentemente la quota di ciascuno aumenta di un terzo. Se poi Garcia riuscisse a portare la squadra agli ottavi, regalerebbe introiti per ulteriori 10 milioni. Come è facile osservare, sono cifre importanti.

In una recente riunione, Pallotta e i suoi collaboratori hanno calcolato che nel giro di un anno (massimo due) il fatturato della società possa crescere di circa un terzo, passando da 124,4 milioni (2012/2013) a circa 180. Aspettando lo stadio, sarebbe già un incremento significativo. Secondo le ultime analisi economiche della Deloitte, la Roma è al diciannovesimo posto nel mondo.

Quindi sul piano finanziario, per ricavi e costi, ha il potenziale e in un certo senso l’obbligo di giocare la Champions League quasi ogni anno. Con la crescita stimata, che consentirebbe di sopportare meglio i costi di gestione e il ricco monte stipendi in ossequio al fair play finanziario, la Roma si avvicinerebbe al gotha mondiale scavalcando Fenerbahce, Amburgo, Galatasaray, Inter e Tottenham, con lo Schalke 04 (tredicesimo con un fatturato di 198,2 milioni) nel mirino. Ieri la rivista Forbes ha dedicato un articolo alla Roma. « Lavoriamo dentro e fuori dal campo - ha spiegato Italo Zanzi, braccio destro di Pallotta - e la tournée negli Stati Uniti ci serve per questo. Facciamo continui sforzi per dare visibilità al nostro marchio, in una logica di globalizzazione ».