(Corriere dello Sport-G.Dotto)I numeri ci condannano a esultare: terza vittoria consecutiva, nove punti, sei gol fatti, uno subito. Esultiamo dunque. Esulta persino uno Zeman mai visto al gol di Perrotta. “Zeman ridi e vinciamo”, incitava lo striscione a Siena. Non ha riso il boemo, ma si è alzato cigolando dalla panca, battendo due o tre volte le mani, l’equivalente per uno come lui di un triplo salto mortale carpiato, segno evidente dello choc di felicità che lo stava attraversando. Esultiamo, Zeman incluso, per la Roma meno zemaniana di sempre. Ma siamo davvero esultanti dentro? O è semplicemente uno sfogo meccanico da pericolo scampato?
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Questa è la squadra di Totti non di Zeman
(Corriere dello Sport-G.Dotto) I numeri ci condannano a esultare: terza vittoria consecutiva, nove punti, sei gol fatti, uno subito.
Torino, Pescara, Siena. Tre vittorie portate a cuccia con cinismo, raziocinio e controllo, contro tre squadre appena modeste. Poteva essere la Roma di Ranieri o di qualunque mago del calcio fatto minestra. Zero profondità, ritmi bassi, tagli non pervenuti. Quel Pjanic a destra gridava vendetta, ed era l’unica cosa che gridava per quanto molle, spaesato, più stanco di un messicano stanco. (...) E quei cambi tardivi, come se ogni cambio fosse per Zeman una ferita narcisistica. Possibile, mi chiedevo, che per tutelare il suo marcantonio greco (...), Zeman sia disposto a sacrificare tutto il resto, fino a bruciare la casa romanista?
Rischiando il paradosso e forse anche l’oltraggio al buon senso, avevo scritto dopo il derby che la Roma di Zeman qua e là si manifestava e andava sostenuta, fatta crescere. Da lì in poi è sparita e ha cominciato a vincere. La lezione? Solo una. Che questa squadra sta dimostrando a se stessa e al suo allenatore che, con i valori che ha, può battersela con chiunque semplicemente giocando un calcio di pura gestione. Senza ebbrezze ma senza nemmeno terrori. In questa Roma che vince, Zeman è uno straniero a bordo. Al momento è la Roma di Totti, più che quella di Zeman.
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