(Corriere dello Sport) Oltre quel portone di ferro semichiuso, dipinto di un intenso rosso ruggine, puoi rischiare di bruciarti il naso, le braccia e le mani. È possibile.
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Castello di Cisterna, là dove nascono i talenti
(Corriere dello Sport) Oltre quel portone di ferro semichiuso, dipinto di un intenso rosso ruggine, puoi rischiare di bruciarti il naso, le braccia e le mani. È possibile.
Non è detto, non è certo, ma là fuori il mondo è una terra di confine fatta di case popolari e asfalto solcato da uomini e donne in lotta con la vita. Dentro le mura, all'interno del portone rosso dello Stadio San Nicola di Castello di Cisterna, comune di 7mila anime a 14 chilometri a nord di Napoli, ogni giorno, dal 1982, va invece in scena una specie di lotteria: non è detto, non è certo, ma può anche capitare che un ragazzino di talento peschi il biglietto vincente e cominci la scalata verso la gloria. I gol, la Nazionale, le copertine: è accaduto a Totò Di Natale e a Vincenzo Montella. A Nicola Caccia e Ciccio Lodi. E poi a Giammario Piscitella, diciottenne attaccante della Roma, un taglio di capelli alla Borriello e una settimana da sogno conservata in un cassetto che lui stesso ha paura di aprire: domenica l'esordio all'Olimpico contro l'Inter e mercoledì il posto da titolare con Lamela e Borini a Catania. Che storia.
TOTO' BIS - E allora, di nuovo qui. «E’ bello ritrovarsi». Di nuovo a Castello di Cisterna per raccontare l'ultimo atto della saga dei giovani svezzati e lanciati dalla scuola calcio di Lorenzo D'Amato, ex giocatore e allenatore che gira l'Italia meridionale a caccia di talenti per l'Usd San Nicola, diretta in prima persona all'interno dello stadio con il campo in erba sintetica, e per l'Empoli. «Sono orgoglioso di Piscitella: in lui rivedo un po' il giovane Totò». Cioè Di Natale, scoperto da lui quando per tutti era il piccolo fenomeno Tonino, stesso sorriso, stesso sguardo furbo da scugnizzo e improbabili boccoli neri gelatinati.
LA SCUOLA- La stella dell'Udinese, sì, ma anche Caccia, Lodi e Montella. (...) «Questi ragazzi sono cresciuti qui con me: sono felice che abbiano fatto carriera, ma non è stata una sorpresa» , sottolinea fiero D'Amato. Per tutti George Best: «Mi chiamavano così perché quando giocavo avevo il suo stesso taglio di capelli».
IL CICLO- L'esordio e la conferma di Piscitella, dicevamo. Che hanno rilanciato un concetto: quella di Castello di Cisterna è una delle migliori fucine calcistiche italiane. «Nessuna casualità, ma fiuto e programmazione» . Sin dal 1982 a cadenza sistematica: in principio fu Caccia; poi Montella, Di Natale e Lodi. E in mezzo Riccio e Capuano. Fino a Piscitella: «Notai Giammario nel 2005 in un'amichevole giocata a San Marzano sul Sarno, il suo paese: lo portai da noi e poi partecipò al provino organizzato dall'Empoli. Fu scelto». La stessa, identica trafila di quegli altri sei calciatori poi arrivati al traguardo (chi in A e chi anche in Nazionale. «Sono un uomo di Corsi e Vitale: la mia città è questa, ma Empoli è una seconda casa».
CASTELLO SICILIA- E giù a raccontare aneddoti: «Da ragazzino Di Natale mi diceva sempre scherzando, “mister, il mio sinistro vale un miliardo e il destro due”». Valgono molto di più. «E’ sempre stato un fenomeno. E pensare che dopo due mesi scappò da Empoli?». Poi, Montella: «Era un fuoriclasse da giocatore e oggi lo è da allenatore». E Luis Enrique? «Un grande tecnico, un maestro che ha il coraggio di puntare sul serio, non solo a parole, sui giovani come Piscitella».Una pausa. Un giro di sguardi nel microscopico ufficio pieno zeppo di coppe, e poi zac: «A Catania c'erano tre generazioni di ragazzi cresciuti a Castello: Montella in panchina, Lodi e Piscitella in campo». Il sorriso esplode.
I SACRIFICI- (...) «Perché in ogni angolo della Campania c'è un ragazzino che può fare strada». E fatica: «Abbiamo 250 allievi, 14 squadre e 10 allenatori che guadagnano tra 150 e 600 euro. Non godiamo di sovvenzioni e il fitto dello stadio ci costa 25mila euro a stagione, ma se le famiglie dei ragazzi non possono pagare la retta, li facciamo allenare gratuitamente». Di situazioni difficili, oltre quel portone rosso ruggine, ce sono tante.
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