(Corriere dello Sport-R.Madia)A ciascuno le proprie responsabilità. E’ questa la linea della Roma all’indomani di una delle più umilianti sconfitte della storia recente del club. Tutti, da oggi in poi, sono sotto esame: dirigenti, allenatore, giocatori. Non ci sarà un atteggiamento autolesionistico, «un accanimento terapeutico» per citare le parole di Sabatini. E’ prevista, rispetto alla stagione fallimentare di Luis Enrique, la malaugurata ipotesi di un cambio in corsa: di giocatori nel mercato di gennaio ma anche di allenatore, se Zeman non riuscisse a raddrizzare la rotta in tempi ragionevoli. (...) Serve una scossa che riattivi al più presto il circuito saltato al minuto 72 di Roma-Bologna, quando la squadra ha perso improvvisamente autostima.
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A Trigoria c’è il timore che alcuni giocatori non siano adatti al calcio del boemo
(Corriere dello Sport-R.Madia) A ciascuno le proprie responsabilità. E’ questa la linea della Roma all’indomani di una delle più umilianti sconfitte della storia recente del club.
PERSONALITA’ -I dirigenti sono convinti che il problema del gruppo sia soprattutto psicologico. Nell’ordine delle cause di infelicità, insomma, mettono la testa davanti alle gambe, senza escludere che la preparazione atletica possa aver peggiorato la situazione. Un’altra frase pronunciata da Sabatini allo Juventus Stadium ( «Abbiamo sopravvalutato alcuni giocatori» ) è stata interpretata come un’accusa alla squadra. In realtà il direttore sportivo ha cercato di assumersi la paternità di tutte le scelte, esclusa quella (quasi obbligata) dell’allenatore che è stata condivisa con Baldini. Sabatini ha capito che sono stati commessi degli errori sul mercato, che certi ruoli (ad esempio il terzino destro) sono scoperti e che alcuni giocatori non sono adatti al calcio zemaniano: a cominciare da Lamela, che ancora non si muove da attaccante esterno ma da trequartista, per arrivare a Pjanic, che è un portatore di palla e non il centrocampista incursore che preferirebbe Zeman. E di questo vuole prendersi le colpe, perché la squadra è stata costruita da lui. Il discorso dell’età media invece non regge, se limitato alla figuraccia di Torino: a parte Lamela, Tachtsidis e Florenzi, i titolari scelti non erano ragazzini.
ECCO IL CAPO - Ma se a Trigoria comandano Baldini e Sabatini, chi potrebbe intervenire per richiamarli alle loro responsabilità? Gli stessi Baldini e Sabatini. Sia l’uno che l’altro, che si scontrano spesso ma non si disistimano come qualcuno fa credere, si sono detti disposti a lasciare, se la proprietà smetterà di credere nelle loro qualità. Se ne parlerà a fine anno, eventualmente. Nel frattempo i due parleranno a Zeman e ai giocatori domani, alla ripresa degli allenamenti. E lo stesso farà James Pallotta, atteso a Roma tra mercoledì sera e giovedì mattina: in teoria doveva viaggiare solo per partecipare alla festa per la Hall of Fame e per vedere i suoi Boston Celtics in campo a Milano (domenica dopo Roma-Atalanta). Ma a questo punto la voce del padrone sarà importante per rigenerare e rassicurare il gruppo. Ieri Pallotta ha telefonato a Baldini, infuriato per la prestazione della squadra. Dagli Stati Uniti, evidentemente, cominciano a preoccuparsi: comprensibile, dopo oltre un anno di delusioni.
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