Per la Procura federale Figc, la struttura inquirente della giustizia sportiva, Andrea Agnelli non ha soltanto incontrato esponenti della malavita organizzata che si spacciavano per ultras e ottenevano ingenti quantità di biglietti, ma ha consentito persino l’ingresso allo Juventus Stadium di petardi e striscioni vietati durante un derby con il Torino. Come riportato nell'edizione odierna de "Il Fatto Quotidiano", il materiale sull’inchiesta dei pm torinesi che riguarda la Juventus, i biglietti, i gruppi ultras, la malavita organizzata è voluminoso e dettagliato. Giuseppe Pecoraro, il procuratore federale Figc, ha esaminato le ordinanze di custodia cautelare, le informative dei carabinieri e della squadra mobile, le intercettazioni citate nei fascicoli, i numerosi interrogatori, la memoria di Agnelli e i verbali delle audizioni. Va rammentato che i dirigenti bianconeri non sono indagati e la società non è stata ritenuta parte lesa.
rassegna stampa roma
“Via libera pure ai petardi”: così Agnelli aiutava gli ultras
Il presidente bianconero, secondo la Procura federale Figc, ha consentito l’ingresso allo Juventus Stadium di petardi e striscioni vietati durante un derby
Come già rivelato dal Fatto, Pecoraro attribuisce al presidente Agnelli frequentazioni imbarazzanti e una responsabilità diretta (che ricade poi sulla Juventus) per i rapporti con gli ultras che, secondo la magistratura, macinavano denaro con l’irregolare vendita dei tagliandi: “(Agnelli) ha favorito, consapevolmente, il fenomeno del bagarinaggio, partecipando personalmente, inoltre, in alcune occasioni, a incontri con esponenti della malavita organizzata e della tifoseria ultras e assecondando (questo è il passaggio inedito, ndr), in occasione della gara Juventus-Torino del 23.02.2014, l’introduzione all’interno dell’impianto sportivo, a opera di D’Angelo, di materiale pirotecnico vietato e di striscioni rappresentanti contenuti non consentiti al fine di compiacere e acquisire la benevolenza dei tifosi ultras”. D’Angelo è un amico d’infanzia di Andrea, il padre era l’autista di Umberto Agnelli, e ha sempre smentito contatti fra il presidente e Rocco Dominello, arrestato a luglio per associazione a delinquere di stampo mafioso e fondatore del gruppo “Gobbi”.
(C. Tecce - Il Fatto Quotidiano)
© RIPRODUZIONE RISERVATA