rassegna stampa roma

Un incubo. Basta svegliarsi

(Il Romanista – T. Cagnucci) Un incubo. Un deja-vù di quelli brutti. Uno a uno col Brescia esattamente come l’uno a uno di quasi tre anni fa contro il Livorno.

Redazione

(Il Romanista – T. Cagnucci) Un incubo. Un deja-vù di quelli brutti. Uno a uno col Brescia esattamente come l’uno a uno di quasi tre anni fa contro il Livorno.

Sempre all’Olimpico, sempre mentre inseguiamo una milanese in testa quando giochiamo contro una delle ultime in classifica, passando in vantaggio praticamente allo stesso minuto, venendo raggiunti quando sembrava che doveva essere fatta. Quella volta ci segnò Diamanti. Diamanti ieri stava in campo. Diamanti speriamo di non incontrarlo più. Anche uno dei Filippini c’era. Anche tutte e due i Filippini speriamo di non incontrarli più, d’altronde c’hanno una cinquantina d’anni. Come Zanetti e Zebina.

Ma, soprattutto, a rendere tutto così maledettamente simile è un’altra circostanza clamorosa: il giorno del pareggio in casa contro il Livorno fu quello della comparsa e della scomparsa di una presunta offerta araba a dar fastidio a un’altra americana. Ma che davero? Com’è possibile? Fosse stato un film, un racconto o un romanzo sarebbe stato poco credibile. Troppe coincidenze acchittate. Robetta da dilettanti. Robaccia da prima serata su una tivvù generalista.

Ma se allora è sempre più vero che dai Diamanti non nasce niente, da una partitaccia come quella di ieri la speranza è che possa nascere ancora un fiore. Magari lì sopra la traversa di Lanzafame, presa come a significare che magari poteva pure andare peggio (bah...) che una qualche discontinuità - infinitesimale, come il millimetro dove ha sbattuto il pallone - c’è. Ieri la sensazione era quella di una squadra in una bolla di sapone per tutto un tempo, come sospesa e rincoglionita dal vociare che c’è tutto attorno. Sospesa come la partita di Bologna, come la vendetta sportiva e quasi morale che avremmo dovuto prenderci col Brescia e col signor Russo di Nola (ah, lui era il quarto uomo di Roma-Livorno 1-1), come la classifica che resta virtuale, come la situazione societaria da definire, come tutti i suoi tifosi che comunque ancora vogliono giustamente restare attaccati a un sogno e non all’incubo di ieri. Forse per raggiungerlo