(Il Messaggero - A.Angeloni) - E ora si parte. Con una rosa degna, con tanti giocatori giovani, con altrettanti esperti e magari anche un po’ attempati. Ma comunque, a detta degli operatori di mercato della Roma avendo speso più di tutti, completa.
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Un attacco da sballo
(Il Messaggero – A.Angeloni) – E ora si parte. Con una rosa degna, con tanti giocatori giovani, con altrettanti esperti e magari anche un po’ attempati. Ma comunque, a detta degli operatori di mercato della Roma avendo speso più di...
Undici acquisti, quasi un record. Solo nel 1997/1998, come ricorda laroma24, si fece “meglio” con Zeman al primo anno in panchina, ne arrivarono 12: Cafu, Paulo Sergio, Di Francesco, Gautieri, Konsel, Chimenti, Helguera, Dal Moro, Vagner, Scapolo, Servidei e Cesar Gomez. Un reparto abbondante e con qualità è l’attacco 2011-2012. In questi casi si pensa subito al turnover. Che già è difficile applicare quando le competizioni dove partecipare sono più di una, figuriamoci per una squadra che deve giocare soltanto il campionato e più in là la Coppa Italia. Totti, Bojan, Osvaldo, Borriello, Lamela, poi Caprari, Borini e Okaka, sei centrali e un paio di esterni. In questi mesi abbiamo capito che Luis Enrique, che non farà sconti a nessuno (vedi caso Totti) non ha bisogno di ali vere e proprie (altrimenti le avrebbero prese), ma di attaccanti e basta. Che magari siano bravi a partire larghi, tanto per tornare al Barcellona, come fanno Villa e Pedrito, specialmente il primo da sempre punta centrale o al massimo seconda punta. Quindi vedremo spesso un tridente di centravanti e la scelta diventa difficile. Tra le punte a disposizione, chi può adattarsi a giocare più largo è Osvaldo, Bojan, Borini, (più Okaka, già provato come esterno e Caprari, un’ala di ruolo) Lamela, con quest’ultimo più trequartista, quindi anche buono per fargli fare il Totti o, tanto per tornare al Barça, il Messi, che in Spagna fa praticamente il (finto) centravanti. Tornando a Totti, inquadrato nel 4-3-3 di Luis Enrique: lui probabilmente è quello che, da un punto di vista tattico, soffrirà di più. Nel senso: Francesco è ormai da anni (tanti, ne ha quasi trentacinque) un bomber, abituato a giocare quasi sempre nell’area di rigore, con la facoltà di indietreggiare e promuovere gli inserimenti. Ora dovrà fare più il trequartista, il regista avanzato, quello che manda in porta i due compagni d’attacco. Un ruolo che richiede maggiore impegno fisico e soprattutto una posizione che ha dovuto ricoprire lo scorso anno quando in campo c’era Borriello e sappiamo come è andata finire. In più se ci mettiamo pure quello che è gli è successo da Baldini in poi, vuol, dire che non sta per cominciare l’annata sotto la migliore stella. Stella, così lo chiamava Zeman, per il quale ancora brilla parecchio, mentre per altri molto meno. Ed è particolare come venga messo in discussione quello che fin ora ha la media gol più alta. Ed eccoci a Borriello, il caso dell’estate: via, resta, poi di nuovo sul punto di partire. E ora? Fino a gennaio sta a Roma, poi si vedrà. Sulla carta è la punta centrale o la sua alternativa, visto che decentrato ha difficoltà. La differenza tra lui e Bojan (e mettiamoci pure Osvaldo) è proprio questa: lo spagnolo si trova bene anche come esterno, pur nascendo centravanti. Lamela merita un discorso a parte. Nel River faceva il trequartista, che amava partire da sinistra. A Roma può giocare in tutti e tre i ruoli dell’attacco, come detto, anche da finto centravanti. Il problema è che fin ora non ha fatto nessun allenamento con il gruppo, quella caviglia è un po’ malandata (ma non era solo un’infiammazione?) e gli ci vorrà tempo per assimilare i dettami di Luis, che non vuole bruciarlo, visti i suoi diciannove anni. Altro dato importante per quanto concerne l’attacco, la media età delle punte si è abbassata notevolmente. Così come si è abbassata quella generale: dai 29,2 anni della passata stagione, a 26,1 di questa. Il progetto giovani è cominciato. Non sono più solo parole.
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