(Il Romanista - R.Smitt) - Totti comincia a sentire Milan nell’aria. Quando lo incontra carica lo scarpino, si lustra il collo del piede, si prepara il profilo e poi via. Gol, gol e gol.
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Totti magie e applausi E il diavolo già trema
(Il Romanista – R.Smitt) – Totti comincia a sentire Milan nell’aria. Quando lo incontra carica lo scarpino, si lustra il collo del piede, si prepara il profilo e poi via. Gol, gol e gol.
Gol a Milan per il 3-2 che vale l’Europa League, gol e ancora gol per una doppietta che ti fa vincere al Meazza rossonero dopo vent’anni e gol, tre volte gol, su punizione ad Abbiati, una tirata dalla luna, per una Coppa rimasta fuori dalla bacheca immalinconita lontana dalle mani di quel Capitano. E gol con lo scudetto sul petto all’Olimpico quando con quell’1-0 (bastò per tutto quel suo tocco) la Roma campione tornava prima in classifica. E poi gol anche quando perdi nella stagione tricolore (anche lì una doppietta a significare l’onore) e ancora mille altri colpi, a cominciare dal primo gol al Milan che "neanche Pelé, neanche Maradona, neanche Di Stefano... El Bimbo de Oro". E’ Francesco Totti. Era l’ottobre del 1996, proprio una sera all’Olimpico di quindici anni fa contro il Milan: da quel momento non ha più smesso di segnargli. Sarà che Totti sente il brusio dell’avvicinamento al Milan che ieri a Trigoria ha fatto quel gol, di sinistro a giro, dopo uno stop sul lato destro del campo, prima di uno sguardo con gli occhi che s’assottigliano come quelli di un serpente e quel pallone sibilando verso il secondo palo destinato naturalmente a casa sua. Gol. E se riesci a far applaudire tutti anche in allenamento al Fulvio Bernardini, porte aperte alla stampa, vuol dire che sei il Re. Il Re e il Diavolo. Un bel titolaccio fantasy o horror. Però va bene. Totti e il Milan è una storia dentro mille storie iniziate tanti anni fa. Proprio all’inizio, addirittura prima del Fulvio Bernardini. Al c’era una volta... Un ragazzino che stupiva tutti sulla spiaggia di Torvajanica col Santos che era più grosso di lui, e sotto casa tra la scuola Manzoni e il garage al 18 di via Vetulonia. E’ a quel tempo, più o meno, che qualche osservatore del Milan vide che quel principino sarebbe sicuramente diventato Re. Quando si stava per concretizzare questo fattaccio brutto non troppo lontano da via Merulana, Francesco Totti aveva 14 anni e un cuore per niente pieno di paura. Questo è un racconto fatto una volta da Stefano Caira, per la famiglia Totti soprattutto un amico: "Quando Francesco stava alla Lodigiani c’era un mezzo accordo col Milan che parlò con la famiglia. Mi chiamò Fiorella e mi disse: "Stefano ci offrono veramente un sacco di soldi...". Ma se Francesco fosse andato via, entro Natale sarebbe tornato magari senza più voglia di giocare. I soldi erano l’ultima cosa. Mi ricordo quando firmò il primo contratto, erano i primi soldi e lui si mise a giocare alla Play con i miei figli, questo è Francesco". Questo è Francesco per nascita e diritto naturale Totti. The King of Rome. Perché un Re è per nascita Re del suo popolo, non di un altro. Non è mai potuto essere stato altrimenti. Il Re di Milano suona male, sa di filmaccio trash, uno di quelli che piacciono a Tarantino. Però loro - il Milan – ci hanno sempre provato a portare Totti da quelle parti. Una volta fu quasi l’incoscio collettivo a parlare: un torneo estivo, qualcosa per Canale5 e Totti che esce prima dalla fine ricoperto dagli applausi di San Siro. E poi chi se lo scorda quel labiale fra Berlusconi e Galliani: "Ci vorrebbe Totti". Ci vorrebbe. Ecco: Totti è lo splendido condizionale del presidente dei presidenti. Totti è quello che Berlusconi non ha mai avuto. Totti è il Re. Berlusconi ha sempre sognato di esserlo. Una volta proprio Totti ci scherzò. Pesantemente. Era l’8 giugno 2003, a Helsinki (in Finlandia, dove Totti è un nome di battesimo): "Berlusconi quando avevo 14 anni mi voleva portare al Milan e poteva diventare il mio presidente. O potrebbe...". Era la fine di una conferenza- . Uscendo dalla sala stampa salutò i giornalisti dicendo loro: "Tanto il titolo ce l’avete no?...". Giusto un titolo, di un altro film impossibile. Il Re dietro le quinte confidò subito a chi stava con lui che era una provocazione ("vedrai che casino esce fuori adesso...") per scuotere un ambiente, una società e un futuro che apparivano statici, consumati, fermi. Così la Roma fece una grande campagna acquisti e si giocò lo scudetto proprio contro il Milan. E il Milan quella volta divenne campione proprio contro la Roma. Un Re queste cose le concede una volta sola.
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