rassegna stampa roma

Tanti striscioni per “Mortadella” tanti fischi per i giocatori

(Il Romanista – M.Macedonio) – Una scenografia, quella di ieri all’Olimpico, come non se ne vedevano da tempo. E’ tutto nel segno di Fabrizio il pre-partita di Roma-Shakhtar.

Redazione

(Il Romanista - M.Macedonio) - Una scenografia, quella di ieri all’Olimpico, come non se ne vedevano da tempo. E’ tutto nel segno di Fabrizio il pre-partita di Roma-Shakhtar.

L’omaggio di una curva intera - ma anche di uno stadio, per il resto mai così desolatamente povero di presenze in un ottavo di finale di Champions League - a quello che è stato uno dei suoi tifosi più amati. Mancano infatti pochi minuti all’inizio della gara quando la Sud – l’unico settore che stasera, e come sempre, non conosce vuoti - si trasforma in un immenso tricolore: una marea di cartoncini colorati che disegnano tre spicchi, bianco, giallo e rosso, dalla prima fila in basso fino a poco sotto il tabellone luminoso. Sopra, lo sventolìo delle tante bandiere. Tutte per lui: un ultimo saluto, dopo quello che martedì, fuori della chiesa del Verano, aveva visto tanti suoi amici abbracciarsi tra le lacrime e i sorrisi di chi ne rammentava gesta e “bravate”. Disseminati qua e là, in curva, gli striscioni che lo ricordano ancora: “Ciao, Mortadè…” recita uno in alto a destra. “Fabrizio c’è” campeggia in un altro. “Mortadella core de Roma” c’è scritto in quello giusto sotto il tabellone. E ancora, “Ciao Fabrizio” e “Fabrizio con noi” sulla recinzione che separa la curva dalla pista. Tanti “Ciao Fabrizio” anche in Tribuna Tevere, accanto ad uno che dice “E così un pezzo di Roma se ne va… Ciao Mortadella”. Uno è anche in curva Nord, dove compare l’unico striscione che, con un eloquente “Indegni, fuori le palle!”, non nasconde lo stato d’animo dei tifosi rispetto alla squadra. Non parte male la Roma. E il sostegno della curva non si fa certo attendere.

I cori sono quelli di sempre. Sull’1-0 sembrano quasi riconciliarsi, tifosi e giocatori. Ma dura lo spazio di un minuto. Nel giro di altri dodici si passa dall’entusiasmo al dramma. C’è anche chi lascia lo stadio alla fine del primo tempo. Ad accrescere – manco se ne sentisse il bisogno – quel senso di vuoto che pervade già tanta parte dell’Olimpico. A cominciare da una tribuna autorità a sua volta mai così deserta. Qualche politico qua e là, da Massimo D’Alema all’ex prefetto di Roma, Achille Serra, passando per il “futurista” Fabio Granata e il leader del Movimento per Roma Michele Baldi. Poco più in là, tra i cosiddetti vip, Giovanni Malagò, un altro degli aficionados, e più sopra Claudio Amendola, arrivato quasi trafelato allo stadio quando mancava una manciata di minuti all’inizio della partita. E Nevio Scala, la cui presenza non ha mancato di suscitare qualche interrogativo di troppo. Quando arriva il 2-3 con Menez sembra quasi ridestarsi, lo stadio. La Roma fatica ma ci prova. Entra Borriello al posto di Vucinic e la curva si divide tra fischi e applausi. In campo, a questo punto, c’è solo la forza, disperata, di una squadra che sente l’umiliazione e fa di tutto, perlomeno, per non perdere. E alla fine va prendersi i fischi dalla Sud.