rassegna stampa roma

Roma, mezz’ora di follia

(Corriere dello Sport-A.Polverosi) Non è stata una partita di calcio, ma una stupenda, incredibile, fantastica follìa. Stupenda per tutti, tranne che per la Roma che l’ha persa perchè sul 3-0, dopo 50 minuti di spettacolo, di gol e gol...

Redazione

(Corriere dello Sport-A.Polverosi) Non è stata una partita di calcio, ma una stupenda, incredibile, fantastica follìa. Stupenda per tutti, tranne che per la Roma che l’ha persa perchè sul 3-0, dopo 50 minuti di spettacolo, di gol e gol sba­gliati, 50 minuti di Totti vero, non è calata.

E’ frana­ta. Tutto insieme, come se fosse colta da un male ge­nerale, da un colpo di sonno collettivo che alla fine ha spinto Ranieri alle dimissioni. Tre a zero, di solito è partita vinta, soprattutto se il risultato è in mano a giocatori di ogni nazionale, gente con un’esperienza tale da non far nemmeno immaginare una rimonta, fi­guriamoci un sorpasso. I demeriti clamorosi, per cer­ti versi assurdi, della Roma si sono mischiati ai me­riti straordinari del Genoa che fino allo 0-3 aveva creato qualche buona occasione, ma aveva soprattut­to assistito al calcio della Roma e del suo capitano. Quando, un minuto dopo il 3-0 di Totti, ha segnato Palacio, si è avuta la netta sensazione di un’altra par­tita tipo quella con lo Shakhtar (gol fatto, gol subìto un istante dopo) e di una catastrofe sul punto di ab­battersi di nuovo sulla Roma. IL TERRORE - E’ stato un attimo, un flash. Julio Sergio ha mandato Mexes a quel paese perchè Palacio ave­va sfruttato un loro malinteso per riportare il Genoa in partita, il terrore ha bloccato la Roma, l’ha annien­tata più dei colpi di Palacio e Paloschi. La crisi, le tre sconfitte di fila, la contestazione dei tifosi, tutto que­sto è diventato un macigno che ha spinto la squadra nel suo abisso di paura, preda di un male non più oscuro, ma chiaro, chiarissimo, evidente: la perdita di ogni fiducia. Era una squadra nel pànico. Eppure era stata bella, viva, aggressiva, aveva se­gnato dopo 6 minuti e dopo aver creato e sbagliato 3 palle-gol. Il Genoa era sotto l’effetto-sbornia del der­by. Angolo di Totti da destra, Mexes è sbucato alle spalle di Dainelli (trattenuto per la maglietta dal fran­cese), colpo di testa e gol. Dieci minuti, il raddoppio. Punizione laterale di Totti da sinistra, stesso guizzo, stavolta anticipo di testa di Burdisso su Kaladze: 2-0. Due calci da fermo, due gol dei difensori centrali. Perrotta si era fatto male dopo 10', dentro Taddei, ma niente era cambiato. Più che un’entrata rapida in par­tita, era stata un’irruzione col lanciafiamme. C’era quanto bastava per non perdere più la gara. Che, già bella, vibrante e piena di occasioni da gol (su entram­bi i fronti) è rimasta in questo solco di spettacolo fi­no alla fine. Prima per merito della Roma, con Totti che trasmetteva alla squadra una qualità spesso ta­ciuta in questa stagione; poi per merito del Genoa, che Palacio e Paloschi hanno trascinato all’impresa. IL CROLLO E I CAMBI - Totti ha segnato il 3-0 dopo uno scambio rapido e spettacolare con Borriello. Ma è ba­stata, un attimo dopo, la rete di Palacio per trasforma­re l’oro in ferro e per ribaltare i sentimenti dentro la Roma. Adesso l’effetto-derby stava rovesciando sul Genoa le certezze fin qui mai scoperte. Rossoblù in volo, romanisti paralizzati. La squadra di Ballardini ha infilato la corsia di sinistra, dove Ranieri era sta­to costretto a schierare Castellini (fuori ruolo) perchè durante il riscaldamento si era fermato anche Juan e, senza Cassetti e Rosi, aveva preferito questa linea difensiva anzichè quella con Loria centrale e Burdis­so a destra. Sul 3-1 il tecnico ha tolto Simplicio e mes­so dentro Menez, un cambio che si può spiegare solo con la richiesta esplicita del brasiliano di uscire. Sim­plicio non stava giocando benissimo, ma a Castellini serviva la protezione che Brighi, arretrato dalla po­sizione di trequartista (dove è andato il francese) a quella di interno, non ha mai garantito. E in assoluto, con Borriello e Totti in campo, l’aggiunta di Menez avrebbe tolto equilibrio alla squadra, anzichè aggiun­gerne nel momento del bisogno. Ballardini ha rispo­sto con due mosse azzeccate: Veloso per Milanetto e soprattutto Paloschi per Rossi. PALACIO BOOM - Adesso il Genoa attaccava col triden­te e sfondava a ripetizione a sinistra, con Palacio e Criscito. Una furia incontenibile per Castellini. Il 3-2 è arrivato in fondo a uno scambio micidiale, sem­pre nella stessa zona: Paloschi ha piazzato il primo colpo su assist di Floro Flores. A quel punto Ranieri ha tentato con la difesa a 3, con Loria al posto di Bor­riello, ma è stato come risucchiare il Genoa davanti alla propria area. La Roma ha preso il gol del 3-3 co­me può prenderlo una difesa di dilettanti: cross alto, lungo e lento di Mesto da destra, Loria e Castellini si sono fatti superare dalla traiettoria, Palacio ha colpi­to di testa quasi indisturbato, palla sul secondo palo. A Ballardini bastava così, alla sua squadra no. Ha tolto Floro Flores, inserito Moretti ed è tornato al 4-4-2. All’ultimo sussulto del suo folle pomeriggio la Roma ha sbagliato il gol che l’avrebbe riportata in vantaggio: Totti, dopo uno slalom di Menez, solo da­vanti alla porta spalancata, si è fatto respingere il si­nistro da Criscito sulla linea di porta. Era troppo fa­cile per il Genoa infilarsi nella difesa romanista aprendo sempre la stessa porta di sinistra. E’ lì che Palacio si è infilato di nuovo e ha messo sul piede di Paloschi la palla dell’ultimo gol. Rafinha è stato espulso al 1' di recupero per doppia ammonizione. Ma ormai la follìa romanista era compiuta.