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Roma col fiato sospeso DiBenedetto e la firma: è il giorno della verità

(La Stampa-S.Di Segni) A seimila e seicento chilometri dal Colosseo, quattro amici del Massachusetts stanno per mettere le mani suil’As Roma. Boston, cuore europeo e testa americana, case all’inglese e grattacieli:

Redazione

(La Stampa-S.Di Segni) A seimila e seicento chilometri dal Colosseo, quattro amici del Massachusetts stanno per mettere le mani suil'As Roma. Boston, cuore europeo e testa americana, case all'inglese e grattacieli:

è qui che si consumerà l'estenuante trattativa tra la mini-cordata capitanata da Thomas DiBenedetto e i vertici di Unicredit. Al fianco del tycoon ci sarà James Pallotta, una «leggenda degli Hedge Fund», secondo il Finan-cial Times, nonché azionista dei Boston Celtics: la sua presenza e la sua firma equivalgono all'ultima garanzia chiesta dalla banca. Gli altri soci, gli imprenditori Michael Ruane e Richard D'Amore, attenderanno invece un segnale a distanza. Unicredit sarà rappresentata da Paolo Fiorentino, Piergiorgio Peluso e Andrea Giovannelli. Al seguito, l'esercito degli avvocati: Roberto Cappelli, Stefania Lo Curto e Massimo Tesei per l'istituto di Piazza Cordusio, Mauro Baldissoni per gli americani. Nel New England è volato anche il presidente del cda di Roma 2000 Attilio Zimatore: sarà lui a ratificare l'accordo, con il consenso (non troppo spontaneo) di Rosella Sensi. E contestualmente alla firma, DiBenedetto verserà anche una caparra a Unicredit.

L'ultima maratona di meeting, inframmezzata da una gita di gruppo al Boston Garden per la sfida di Nba tra i Celtics e i New York Knicks, è partita mercoledì ed è proseguita fino alla definizione dei contratti. Oggi, nello studio Bingham McCutchen, One Federal Street, è previsto l'appuntamento finale. La volontà di non tradire le aspettative ha costretto i legali ad una corsa contro il tempo: ballano le attese, quelle di una parte dell'opinione pubblica che ha guardato con diffidenza al susseguirsi dei rinvii e quelle di una tifoseria che da anni brama una svolta epocale. Dal russo Kerimov allo statunitense Soros, da Fioranelli allo sceicco ("al lupo al lupo!") di turno: storie che hanno scosso la sponda del Tevere che tifa Roma, costretta a convivere con lo spettro della Guardia di Finanza e con quello di una fantomatica offerta araba capace di far saltare il banco sul più bello. Lo scenario ora è diverso. Basti pensare a Franco Baldini e a Walter Sabatini, rispettivamente direttore generale e direttore sportivo scelti dagli Usa, che trascorreranno la giornata con l'orecchio rivolto al cellulare. Come diverso è il piano nato negli Stati Uniti: un progetto ambizioso, un programma stilato e presentato stire sul mercato. Le quote confluiranno in una Newco di diritto italiano, partecipata al 60% dal consorzio a stelle e strisce e al 40% da Unicredit. Quindi si procederà al lancio dell'Opa. La banca provvederà successivamente a girare una fetta importante delle azioni (fino al 30%) ad un terzo soggetto italiano. Ma il passaggio, al momento, non cattura le ansie. Il centro di tutto, «The Hub» come la chiamano i suoi cittadini, oggi è Boston. Quando alle spalle del Cupolone il sole sarà tramontato, i quattro amici del Massachusetts avranno già scacciato con le firme ogni fantasma.