(Il Messaggero-U.Trani) Il tam tam in città si scatena sulle cinque offerte dei possibili acquirenti del club giallorosso, ignorando (o quasi) la gara di stasera all’Olimpico, dove la Roma ospita il Brescia nel turno infrasettimanale di campionato.
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Ranieri sbaglia bersaglio
(Il Messaggero-U.Trani) Il tam tam in città si scatena sulle cinque offerte dei possibili acquirenti del club giallorosso, ignorando (o quasi) la gara di stasera all’Olimpico, dove la Roma ospita il Brescia nel turno infrasettimanale di...
Per la verità, anche a Trigoria, il clima si scalda e ancora adesso non riusciamo a capire perché. I giallorossi, dopo il turno di riposo forzato dalla nevicata con relativa sospensione del match di domenica al Dall’Ara, dovrebbero pensare solo a superare la squadra penultima in classifica, costretta a richiamare Iachini per cercare la salvezza da qui a fine stagione. Invece, proprio sul ruolo in questo torneo del gruppo di Ranieri dopo il mercato dispendioso (in questa sessione invernale) del Milan primo in classifica e dell’Inter prima come organico, scatta il cortocircuito interno che può compromettere definitivamente i rapporti già in bilico tra staff tecnico e dirigenza. Meno male che, in sei ore, si ritrova l’interruttore per illuminare i protagonisti del pericoloso dibattito in famiglia e farli concentrare sulla quarta partita del girone ritorno.
La polemica, tra l’altro, monta a scoppio ritardato. Lunedì sera in diretta tv, Daniele Pradè, dopo i colpi rossoneri e nerazzurri, spiega: «La Roma era già forte di suo». Per difendere il club che, nonostante il secondo posto nel campionato scorso, si era mosso bene, e in anticipo rispetto alle altre big, già ad inizio stagione. Per dar forza alla linea dell’allenatore che, prima del mercato di gennaio, aveva chiesto lo sfoltimento della rosa. Pradè, dunque, ha solo tirato le somme: mirate le operazioni in entrata in estate come quelle in uscita delle ultime settimane. Ranieri, però, sbotta quando quella frase del diesse viene associata al distacco dal Milan in classifica. In difesa (del suo lavoro, quindi di se stesso) anche il tecnico. Che però si accanisce solo sul dirigente, non presente a Trigoria (era all’assemblea di Lega). «Non sono d’accordo con Pradè. Milan e Inter erano già più forti prima, ora lo sono ancora di più: loro hanno soldi da spendere, mentre tutti sanno che noi non possiamo investire nemmeno un centesimo». In un colpo, ridimensionato il mercato estivo e invernale. Della Roma, non solo del diesse, umiliato gratuitamente (e sminuito davanti a chi dovrà poi rinnovare i quadri dirigenziali). Imbarazzo generale a Trigoria. Di chi assiste alla conferenza, di chi ascolta. E di chi, informato, cerca di capire. E di chi ipotizza, nello spogliatoio: è come se, nei giorni in cui la società sta cambiando padrone, l’allenatore si volesse smarcare dall’attuale gestione.
A fine giornata la doverosa rettifica di Ranieri, invitato dalla proprietà a rivedere la sua posizione (il tecnico si è prima confrontato con Pradè): «Le mie dichiarazioni rilasciate in occasione della conferenza stampa alla vigilia della gara con il Brescia, in risposta ad una domanda sul mercato, sono state viste da alcuni come un attacco all’operato, direttamente del ds Daniele Pradè, nei confronti del quale nutro amicizia, stima professionale ed umana, e indirettamente della società. Dentro la Roma ognuno di noi sta facendo il massimo, Pradè compreso. Il gruppo, e non intendo esclusivamente quello sportivo, ha sempre dato il massimo in ogni occasione. La Roma da cinque anni sta attuando un autofinanziamento eccellente che ha permesso di mantenersi sempre ai massimi livelli e la prova sono i risultati sportivi conseguiti. Dall’inizio dell’anno ho sempre parlato dell’indiscusso valore di Milan e Inter, ma i nostri tifosi lo sanno, lotteremo sempre fino in fondo e non ci tireremo mai indietro in nessuna competizione». E pensare che prima dello scatto di permalosità, Ranieri si era calato benissimo nel clima particolare del club giallorosso: «Non do qualcosa in più perché arriva un nuovo acquirente. Do il massimo al presidente Sensi. Perché, per filosofia di vita, do il massimo per tutti. Per me stesso, per la Roma. Non posso dare di più di quello che sto facendo. E’ un po’ difficile mettersi in evidenza a sessant’anni. Di me si dovrebbero sapere vita, morte e miracoli, pregi e difetti. Per me è un dovere, una missione cercare di vincere qualcosa nella Roma, per ringraziare chi mi ha riportato a casa dopo tanti anni».
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