Claudio Ranieri, allenatore dell'Inter, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport in cui ha parlato anche della nuova Roma di Luis Enrique e del suo passato a Trigoria.
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Ranieri: “Mi riconosco in Luis Enrique. La Roma è in buone mani. I 4 derby vinti il ricordo più bello”
Claudio Ranieri, allenatore dell’Inter, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport in cui ha parlato anche della nuova Roma di Luis Enrique e del suo passato a Trigoria.
Se l’Inter non riuscirà a rimontare, chi vincerà lo scudetto?
«Io scommetto ancora su di noi». E’ una situazione simile a quella che ha trovato alla Roma? «E’ la stessa situazione ovvero quella di una squadra che si diceva dopo Spalletti avesse dato tutto, invece quella squadra ha dato altre soddisfazioni ai tifosi giallorossi. Accadrà anche stavolta». Facendo un parallelo con la rimonta della Roma, qual è quella più impensabile? «A questo punto della stagione la mia Roma aveva già iniziato a ingranare e facemmo 23-24 risultati di fila. Dobbiamo fare una serie così». Qualche giocatore della Roma le ha fatto l’in bocca al lupo quando è andato all’Inter? «Qualcuno sì, ma non dico chi».
Perché Menez non ha sfondato in Italia?
«Grazie al mio secondo (Damiano, ndr) che è stato il campo della scuola degli allenatori francesi di Clairefontaine e ha tirato fuori Trezeguet, Henry e tanti altri mi sono fatto un’idea: un francese deve fare prima 3-4 campionati in patria e poi venire in Italia. E’ un campione, ha grossi colpi, ma aveva alti e bassi che nel nostro campionato non ci si possono permettere. Figuratevi alla Roma... Chi mi poteva cambiare la partita erano lui, Totti e Vucinic, così lo sostituivo e lo alternavo con gli altri».
Esiste una piazza più difficile dove allenare tra Napoli, Firenze, Milano, Roma e Cagliari? (Secco) «Roma. Roma è unica. Ci sono tante radio private e si parla tanto di calcio. Vincere qua non è 10 volte più difficile che da altre parti... 10 volte è troppo poco». La piazza di Roma con Luis Enrique ha la pazienza che non ha avuto con lei. «Mi riconosco in Luis Enrique, rivedo me stesso quando ero al Valencia e portavo in Spagna la cultura italiana. Lui sta portando la cultura spagnola in Italia. Mi è simpatico. Sono contento che la società e la piazza lo stiano aiutando. Il suo progetto darà i suoi frutti, lo dico dall’inizio». Come vede la Roma attuale? «E’ una squadra che è molto partecipe al lavoro dell’allenatore. Prima aveva un possesso di palla forse fine a se stesso, ora invece è più efficace e più veloce. Noi come popolo calcistico ci facciamo contagiare dall’estero. Siamo come i giapponesi: fotografiamo tutto e poi rivediamo il soggetto della foto con le nostre idee. Non dobbiamo scimmiottare troppo. Personalmente cerco di portare l’esperienza che ho fatto altrove qui in Italia. Il giusto sta nel mezzo. Intendo tra possesso palla e occasioni da gol». Prendere prima Adriano e poi Borriello all’ultimo giorno fu un limite per la sua Roma lo scorso anno? «Non avevamo soldi da investire e Adriano fu una scommessa». Era d’accordo sui loro acquisti?
«A me andavano bene i giocatori che avevo in attacco. Con due nuovi attaccanti avrei dovuto cambiare molto. Borriello fu un’occasione che la Sensi prese al volo. Mi chiese se ero contento. Marco venne a zero euro: anche se i problemi erano altri non dici di no a uno così».
C’è un nuovo Ranieri in circolazione? «Non lo so. Ranieri è ancora giovane».
Nella nuova Roma Baldini farà bene? «Sì. Conosce Roma e la Roma sta in buone mani». Il più bel ricordo di Roma: i derby vinti o lo scudetto sfiorato? «I 4 derby vinti, se non lo avessimo solo sfiorato, direi lo scudetto». Cosa bisogna fare per entrare nel cuore dei tifosi interisti? «Vincere».
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