(Corriere dello Sport - E.Intorcia) « Avanti con Ranieri ». Dopo la notte da incubo contro lo Shakhtar, il tecnico giallorosso aveva bisogno di sentire pronunciare queste parole.
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Ranieri contro passato e futuro
(Corriere dello Sport – E.Intorcia) « Avanti con Ranieri ». Dopo la notte da incubo contro lo Shakhtar, il tecnico giallorosso aveva bisogno di sentire pronunciare queste parole.
Sono arrivate dalla viva voce di Paolo Fiorentino, il direttore operativo di Unicredit, ieri in visita a Trigoria, per dare una scossa all’ambiente nel momento cruciale della stagione e nel bel mezzo di un passaggio di mano della società. Ranieri incassa la fiducia, magari tenendo per sé interrogativi legittimi, senza chiedersi se si tratti davvero di una conferma « senza se e senza ma » o se sarà il calendario a porre delle condizioni. CALENDARIO - Ribaltare il risultato in Ucraina al ritorno è un’impresa talmente pazzesca che a questa Roma potrebbe anche riuscire: giocarsi il tutto per tutto, senza calcoli, cercando tra orgoglio e forza della disperazione quel qualcosa in più per vincere e farlo con due gol di scarto. Però, e questo Ranieri lo sa bene, prima di volare a Donetsk nell’agenda giallorossa ci sono altri appuntamenti da non fallire. Due su tutti, che arrivano a stretto giro di posta: domenica a Marassi con il Genoa e poi mercoledì a Bologna, nel recupero della gara sospesa per neve, la Roma non può permettersi altri passi falsi se non vuole vedere allontanarsi il quarto posto, obiettivo minimo di questo campionato per questioni d’orgoglio e, soprattutto, di bilancio e prospettive per la prossima stagione. Due appuntamenti da non fallire, anche perché la classifica della Roma è ferma da due settimane: ko con l’Inter a San Siro, ko in casa con il Napoli, primo assaggio dei fischi beccati mercoledì sera in Champions. DEJA’ VU - Due sconfitte consecutive in campionato. Un’identità tattica smarrita per strada, una squadra che sembra solo la brutta copia di quella ammirata fino a pochi mesi prima. Difficoltà nella gestione dello spogliatoio, con un turn over che, invece di ottimizzare l’impiego delle risorse, finisce con il creare solo più musi lunghi (ultimo sfogo pervenuto quello di Borriello, in panchina mercoledì). La sensazione di dejà vu è forte, perché buona parte delle obiezioni mosse oggi a Ranieri sono le stesse che hanno accompagnato Spalletti nelle ultime settimane della sua esperienza in giallorosso. Eccolo il paradosso temporale: il Ranieri di oggi, l’uomo che un anno fa aveva ricostruito una Roma a pezzi, si ritrova nelle stesse condizioni psicologiche, ambientali e tecniche, dell’ultimo Spalletti, al quale è subentrato lo scorso campionato dopo due giornate e altrettante sconfitte. RIMPIANTI - Nel caso di Ranieri, tuttavia, il contrasto tra i giorni belli e un presente fatto di pioggia è ancora più netto. Perché lui, il tecnico di San Saba, è quello che soltanto la scorsa primavera è arrivato a giocarsi lo scudetto all’ultima giornata dopo una rimonta pazzesca, ha perso la Coppa Italia in casa perché Milito dall’altra parte era in stato di grazia e a fine agosto s’è visto sfuggire la Supercoppa dopo essere pure passato in vantaggio a San Siro. Lui, romano e romanista, se n’era andato da giocatore nel 1974 e ci ha messo 35 anni per tornare, da allenatore, pregustando fino all’ultimo il successo al primo tentativo. Anche Spalletti aveva sfiorato uno scudetto all’ultima giornata, ma tra la grande delusione e il divorzio è trascorsa un’intera stagione, spesa all’inseguimento dell’Europa con l’illusione di un nuovo inizio. Non sarà così per Ranieri, nessuna illusione: aveva detto chiaro e tondo « non firmo per un anno », ora come ora il discorso del rinnovo è praticamente chiuso. Non ci sarà domani: deve tirare fuori oggi, e al più presto, tutto quello che la sua Roma ha ancora dentro.
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