(Il Messaggero-M.Ferretti) L’Udinese dei miracoli, la squadra che gioca il più bel calcio della serie A utilizzando professionisti di mille nazionalità, ingaggiati giovanissimi e pressoché sconosciuti, è frutto anche del lavoro (e della competenza) di Andrea Carnevale,
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“Ecco come a Udine scopriamo i talenti”
(Il Messaggero-M.Ferretti) L’Udinese dei miracoli, la squadra che gioca il più bel calcio della serie A utilizzando professionisti di mille nazionalità, ingaggiati giovanissimi e pressoché sconosciuti, è frutto anche del lavoro (e della...
50 anni compiuti a gennaio, un passato di centravanti di Roma e Napoli, per dirne due, e della Nazionale. Carnevale, da quindici anni in Friuli, è il supervisore del settore giovanile bianconero e, soprattutto, il capo degli osservatori del club, «con referenti in ogni angolo d’Italia e del mondo», spiega. «Non c’è competizione giovanile in Europa, Africa o Sud America che non veda la presenza in tribuna di un nostro osservatore. Andiamo lì, verifichiamo, controlliamo, studiamo e se il giocatore ha tutti i requisiti giusti lo proponiamo a chi in società ha il compito di fare mercato».
Con Carnevale all’Udinese lavora, tra gli altri, Roberto Policano, che è stato giocatore della Roma negli Anni Ottanta. Poi c’è il non più giovanissimo Ernesto Vernier, una specie di istituzione del club friulano, «un talent scout come pochi altri al mondo», ci tiene a dire Carnevale, e Valentino Angeloni. «Il nostro gruppo si muove in maniera semplice: prima visioniamo il giocatore che ci interessa attraverso un dvd, e l’Udinese ha fatto scuola sotto questo aspetto, poi - se capiamo che può interessarci davvero - andiamo a vederlo sul posto. Lo seguiamo per una quindicina di giorni in campo e fuori, valutiamo l’uomo oltre che il giocatore: non ci interessa solo l’aspetto tecnico, ma anche quello comportamentale. C’è un uomo targato Udinese in Argentina, un altro in Colombia, in Spagna, in Danimarca, in Svezia e in Africa. Ovunque. La selezione inizialmente è naturale, e vincolata alla qualità di base del giocatore. Ma per valutare un difensore piuttosto che un centrocampista o un attaccante seguiamo alcune linee guida. Se ci interessa un difensore centrale, ad esempio, non possiamo non tener conto della sua fisicità, perché in Italia servono difensori grandi e grossi come armadi. Per centrocampo e attacco, il discorso si fa diverso perché in quei reparti conta soprattutto il tasso di qualità. Vi faccio un nome: Sanchez. E’ piccolino, ma con il pallone tra i piedi fa quello che vuole: che fai, non lo prendi uno così? E lo stesso discorso può valere per uno come Asamoah».
A forza di prendere giocatori praticamente sconosciuti (pagandoli pochi soldi e poi rivenduti a milioni di euro), l’Udinese ha sistemato il bilancio e guidata da Francesco Guidolin è arrivata a contendere a Lazio e Roma, avversaria sabato sera al Friuli, il quarto posto, quindi la partecipazione alla Champions League della prossima stagione. «Come settore giovanile, da qualche anno abbiamo scelto di puntare quasi esclusivamente su ragazzi della nostra regione, preferendo portare direttamente in prima squadra i giovani arrivati dall’estero. Perché se a diciotto, diciannove anni sei bravo, devi giocare subito tra i grandi. Andare in prestito da qualche parte o giocare nei campionati di categoria per noi non ha più molto senso», conclude Carnevale.
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