Vediamo James Pallotta un po’ solo, affiancato da Lotito (che ovviamente rivendica la primogenitura della battaglia contro gli ultras) e da pochi altri dirigenti nella sua battaglia per rendere gli stadi più vivibili, partita da un pretesto davvero labile: uno striscione che ironizzava sul presenzialismo mediatico legato a Ciro Esposito, come se essere parenti o compagni di tifo di un morto (con responsabilità ancora da accertare) rendesse i propri comportamenti insindacabili.
rassegna stampa roma
Pallotta-Lotito e gli ultras da non abolire
I due presidentI lottano, appoggiati da pochi altri dirigenti, nella loro battaglia per rendere gli stadi più vivibili
In realtà Pallotta non è che ce l’abbia direttamente con il mondo ultras, al di là dei termini forti usati, è che nemmeno lo concepisce e di sicuro non vuole prenderlo in considerazione come parziale occupante del nuovo, possibile, teorico, inesistente, stadio della Roma. Un po’ per tutelare l’incolumità personale, un po’ perché quasi tutti ritengono marginale lo stadio per fatturati e sviluppo (una volta che ci si spartisce il miliardo annuale di diritti tivù a chi importa di avere un buon ambiente?), un po’ perché Pallotta viene tuttora ritenuto dal ‘sistema’ un corpo estraneo nonostante la sua calata in Italia abbia avuto come regista Unicredit, cioè uno dei veri poteri forti del nostro (o meglio, del loro) calcio, tutti gli altri grandi club sono rimasti freddi.
Divisi sono poi i tifosi della Roma, parliamo del mondo non legato agli ultras: trasformare la Curva Sud in un freddo teatro non è uno scenario esaltante, in ogni caso, per chi ritiene il calcio qualcosa di diverso da un semplice spettacolo. Tifosi a parte, in realtà non ci sembra che ci sia a livello politico tutta questa voglia di abolire la curve: anche senza la retorica del disagio sociale, lo stadio è l’unico mezzo di esprimersi per migliaia di persone, in grandi città e soprattutto in piccoli centri (in serie B e LegaPro di fatto allo stadio ci vanno quasi soltanto i tifosi da curva, fatta eccezione per qualche piazza con un passato in A).
Individuare e punire i delinquenti a prescindere dal settore occupato è una cosa, dire che tutti gli ultras sono delinquenti è un’altra. Conclusione? Pallotta ha posto un problema importante, di civiltà ma anche banalmente di marketing, però non crediamo che alla Roma e agli altri club convenga buttare via decine di migliaia di fedelissimi, anche se poco importanti commercialmente. Non vediamo in Italia tante famiglie desiderose di spendere 500 euro in due ore ogni due settimane, lo spazio liberato rischia di rimanere vuoto anche se qualche genio ha trovato la soluzione: stadi più piccoli, da sembrare sempre semi-pieni anche quando gli spettatori di una partita di cartello sono la metà rispetto a quelli di una partita insulsa di venti anni fa. Il fatturato da botteghino è intorno al 10% del fatturato globale e quasi nessun presidente pensa che la tendenza si possa invertire, ma forse Pallotta e qualcun altro pensano che liberarsi degli ultras permetterebbe di avere meno grane e di potersi dedicare a speculazioni e sviluppi affaristici senza nessuno che davvero si opponga. Con slogan magari passatistici, tipo “No al calcio Sky-fo”, ma comunque espressione di un sentimento forte. A chi sta in pantofole a casa basta invece cambiare canale.
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