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Osvaldo: “Mi scuso, sono dispiaciuto”

(Il Romanista – C.Zucchelli) Forse, per una volta, non serve introdurre queste parole.

Redazione

(Il Romanista - C.Zucchelli) Forse, per una volta, non serve introdurre queste parole.

Forse basta solo dire che Dani Osvaldo ha ricevuto ieri il Tapiro d’oro di Striscia la Notizia e in poche, ma sincere, parole ha chiuso, si spera definitivamente, il caso sulla sua lite con Lamela negli spogliatoi dello stadio Friuli a Udine. Ecco cosa ha detto, senza interruzioni: «Non è successo niente di che. Sono cose che devono rimanere fra di noi, mi dispiace che siano uscite fuori. Io sono molto dispiaciuto per quello che è successo, queste cose per me devono rimanere lì negli spogliatoi. Abbiamo fatto la pace, dopo cinque minuti ero già pentito e ho chiesto scusa a tutti. Non mi piace mai perdere. Erik è un bravissimo ragazzo, è fortissimo e poi è finita lì, si va tutti a cena e finisce. Quando perdi una partita con le pulsazioni a duecento fai queste cazzate. Non è bello quando accadono queste cose ma sono sempre successe anche se spesso restano negli spogliatoi».

Nient’altro da aggiungere. Almeno adesso. Perché in realtà Osvaldo vorrebbe dire che domenica a Firenze ci andrebbe anche a piedi. E se da una parte ha apprezzato il comportamento dei compagni (giovani e senatori, italiani e stranieri con Lamela in testa) che si sono spesi in prima persona con Luis Enrique per farlo quantomeno allenare con il gruppo, dall’altra ha rispettato la scelta dell’allenatore avallata dalla società e ha accettato multa e provvedimento disciplinare senza aprire bocca. Le regole volute da Luis Enrique, che gli ha parlato in prima persona della sua decisione, e dal suo staff in questo senso sono sempre state chiarissime, anche se ieri - a Trigoria e dintorni - c’era chi diceva che il tecnico sarebbe stato persino disposto a ripensarci. Al momento non è previsto. E molto difficilmente succederà. Osvaldo, la cui assenza (unita a quella di Borriello e Borini) complica i piani della Roma in attacco, tornerà a disposizione per la partita contro la Juventus del 12 dicembre e non è difficile immaginare con quale stato d’animo.

La speranza è che trasformi la delusione in rabbia positiva perché, e non è certo una novità, la Roma ha bisogno anche dei suoi gol. Così come ha bisogno anche di un gruppo unito, come si è visto martedì sera quando la squadra si è ritrovata a cena. C’erano praticamente tutti: c’erano Osvaldo e Lamela, c’era Totti, c’erano quei giocatori che il campo lo vedono ormai da tempo col binocolo, tipo Barusso e Okaka, e chi invece ci starà lontano per parecchi mesi. È il caso, e magari non è neanche il caso di sottolinearlo, di Nicolas Burdisso, arrivato al ristorante coi compagni (e con le stampelle) e che ieri è stato contattato telefonicamente da alcuni dirigenti che lo hanno voluto ringraziare per la sua presenza. «È la prova - la convinzione a Trigoria - che questo è un grande gruppo, unito».