(La Stampa-G.Bucchieri) La figura del traghettatore ha mille facce. C'è quella di chi rifiuta l'etichetta per provare ad impossessarsi del proprio destino (Vincenzo Montella)
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Nuova Roma, non solo Montella Il club sarà nelle mani di Montali
(La Stampa-G.Bucchieri) La figura del traghettatore ha mille facce. C’è quella di chi rifiuta l’etichetta per provare ad impossessarsi del proprio destino (Vincenzo Montella)
e quella di chi, al contrario, ne accetta i confini proprio perché sa che dietro l'angolo lo aspetta un ruolo ben definito (Giampaolo Montali). La Roma è al centro di un grande intreccio dove i verdetti del campo si muovono di pari passo con gli sviluppi sul futuro della società. Cominciando dal destino americano del club di Trigoria, la novità delle ultime ore suona come il primo passo ufficiale della grande rivoluzione: da ieri, Montali è il direttore operativo giallorosso per espressa volontà degli attesi nuovi proprietari Usa. Tradotto, l'ex componente del Cda della Juve diventa a tutti gli effetti il punto di riferimento di Unicredit e di Thomas DiBenedetto da qui alla fumata bianca per il passaggio di consegne fra la famiglia Sensi e la cordata a stelle e strisce, in agenda entro metà marzo. Montali ha vinto la personale battaglia interna con la vecchia dirigenza che dovrebbe uscire di scena insieme all'addio dell'attuale presidentessa Rosella Sensi. Per l'ex ct della nazionale di volley si aprono, così, le porte per la direzione generale nella nuova Roma che, accanto ad una gestione sportiva, vivrà su un management di altissimo profilo. Se Montali appare un traghettatore con pieni poteri, libertà di manovra avrà il nuovo tecnico Montella, ma solo fino all'arrivo nella Capitale del prossimo condottiero giallorosso (Ancelotti è il primo nella lista di Unicredit e degli americani). La Roma dell'Aeroplanino comincerà la sua avventura questo pomeriggio a Bologna dove è in programma il recupero della sfida cancellata dalla neve (si ripartirà dal sedicesimo minuto, attimo in cui il signor Banti sospese la gara). «Non mi sento un traghettatore perché - sostiene Montella - nel calcio le cose cambiano continuamente. Cosa rispondo a chi dice che non ho giusta l'esperienza per questo compito? Credo di aver fatto molte più partite in A io dei miei colleghi che allenano da tempo. Il gruppo ha bisogno di sbloccarsi mentalmente e per quanto riguarda le scelte tutti dovranno rispettarle: nel calcio moderno non conta la quantità, ma la qualità dei minuti che giochi. Triste è lasciare in panchina un ragazzo che vuole sognare, non chi fa il professionista». Montella si accomoda in panchina, lui che la rifiutava da giocatore. «Non è mai stata dolce come ora», sorride.
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