rassegna stampa roma

Non può essere soltanto un problema di gambe

(Il Messaggero – R. Renga) – La domanda delle domande è questa: che cos’ha la Roma? Trovata la risposta, tutto sarebbe più facile. E si potrebbe disegnare il futuro, decidendo, per esempio, se sia o no il caso di rifare la squadra....

Redazione

(Il Messaggero - R. Renga) - La domanda delle domande è questa: che cos’ha la Roma? Trovata la risposta, tutto sarebbe più facile. E si potrebbe disegnare il futuro, decidendo, per esempio, se sia o no il caso di rifare la squadra. Montella, che ormai ne sa più di tutti (dopo Ranieri, ovvio) dice senza dire: condizione fisica scarsa.

Tutto qui? Siamo sicuri che, solo cambiando preparazione, questa Roma avrebbe ottenuto risultati migliori? Andiamo a guardare. Nelle prime 4 giornate, i punti sono stati 2, i gol fatti 4 e quelli subìti 9. Nelle ultime 5 i punti di nuovo 2 (e, come all’andata, frutto di 2 pareggi interni), gol fatti 9 e subìti 14. In mezzo, tra i due picchi neri, ci sono 18 partite, praticamente un girone, nel quale la Roma è stata seconda con 39 punti, gol fatti 28 e presi 15. In sintesi: due momenti di crisi profonda e un lungo periodo felice, come capitò con l’ultimo Spalletti. Dunque non sempre la preparazione è risultata scarsa, senza considerare la rimonta finale sul Bayern o la resa iniziale davanti agli ucraini. I numeri ci fanno pensare che la condizione fisica sia altalenante, di sicuro non perfetta, ma non la causa di ogni male. Ci sono altri motivi: le difficoltà societarie; il modulo per gran parte della stagione ballerino; la scarsa propensione al lavoro di alcuni; la fragilità della rosa. Questi sono bravissimi ragazzi, capaci di esaltarsi e di deprimersi in un amen, vittime di sbalzi d’umore dovuti agli episodi calcistici e al clima che si respira nell’ambiente. Un bel gol e la partita è vinta. Un errore difensivo e la partita va in fumo. Applausi e i giallorossi volano. Fischi e i giallorossi frenano, si interrogano, alzano bandiera bianca. Mancano nella Roma cattivi ragazzi capaci di gettarsi alle spalle contestazioni, pettegolezzi, striscioni e bombe carta. Niente di più errato che considerarli “indegni”, com’è successo. Così li perdi. E’ un fatto: per la Roma giocare all’Olimpico è uno svantaggio. I fans di una volta non ci sono più. Ora lo stadio è affidato a professionisti del tifo, per i quali il questore Tagliente è il cattivo delle fiabe, i romanisti “giocano quando gli pare” e Pizarro è un Giuda, resuscitato non appena è sparito Ranieri. Errori evidenti: Tagliente si è limitato a innocui Daspo, la Roma si è sciolta anche con Montella e Pizarro è rimasto vittima della sua buona volontà. Allora, a che gioco giochiamo? E perché girano voci di smobilitazione e vengono avvicinati i “bambini” più bravi dell’asilo di Trigoria? Conti sta difendendo i suoi anche con le cattive, vedi il recuperato Romagnoli, ma il problema c’è ed è grave. Sembra quasi che ci sia, in generale, la volontà di distruggere il giocattolo giallorosso. Fermiamoci, invece: studiamo e cerchiamo soluzioni. Anche per proporre ai nuovi proprietari un piano adeguato alla serietà della situazione. Non è l’ora degli egoismi da bottega e dei vantaggi personali. Gli americani devono ancora mettere nero su bianco e certo, da lontano, Trigoria non ha più l’aspetto di un’irresistibile sirena mediterranea.