rassegna stampa roma

Non è un calcio per giovani, solo il 4% di under 21 in serie A

(repubblica.it – F.Bocca) Quando il calcio ricomincerà sarà sempre il solito calcio, un po’ malconcio e soprattutto anziano, anzi proprio vecchio.

Redazione

(repubblica.it - F.Bocca) Quando il calcio ricomincerà sarà sempre il solito calcio, un po’ malconcio e soprattutto anziano, anzi proprio vecchio.

Perché il nostro non è certo un calcio per giovani. L’ultimo campionato italiano è stato infatti il campionato più vecchio d’Europa, con il Milan dei trentenni al comando. L’intera rosa attuale dei rossoneri ha 28,8 anni di età media. Breve raffronto con altri club campioni: Barcellona 27,4, Manchester United 25,8, Borussia Dortumund 24,3, Lilla 25,8. Gli altri non hanno problemi a giocarsela con ragazzi inesperti, purché bravi, da noi questo coraggio non c’è. Anche perché i giovani di qualità ormai scarseggiano e la fabbrica italiana del talento si è fermata. Si spera che il mercato imponga un’inversione di tendenza: con Bojan, Lamela, Alvarez, Fabbrini & C le società sembrano aver capito di dover svecchiarsi: 75 milioni sono stati spesi da Roma, Inter, Udinese e gli altri in giocatori giovani. E’ un buon indizio, speriamo faccia tendenza: lo scorso anno degli under 21 convocabili per la nazionale di Ciro Ferrara, tradizionale serbatoio della nazionale maggiore, è stato titolare il solo Santon col Cesena. Tant’è vero che Ferrara i nazionali deve cercarseli anche in B e in C.

Le nostre nazionali giovanili inoltre non vincono più. Gli under 21 nelle rose attuali sono circa il 20%. Il problema è che poi quando si comincia a giocare per i 3 punti i giovani spariscono, restano in panchina, finiscono in tribuna o tornano addirittura alla Primavera: nel 2010-11 le presenze degli under 21 sono state appena del 4% sul totale. Ma gli under 21 che hanno avuto davvero fiducia e fatti giocare con un minimo di costanza appena il 2%.

I campionati giovanili – vitali per il progresso del calcio italiano – sono oggetto di una riforma che deve essere ancora completata. Il campionato Primavera, che dovrebbe essere l’anticamera del grande calcio e che fornisce ormai solo il 5% di giocatori alla serie A, dal 2012-13 vedrà abbassato di 2 anni il limite. La presenza degli stranieri nei 42 club dei 3 gironi Primavera inoltre pesa molto: per il momento sono almeno 130. Al fatto che quello che prima o poi ricomincerà “Non è un calcio per giovani” Repubblica.it ha dedicato un’inchiesta multimediale, con reportage, tabelle, video e interviste: a Gianni Rivera, Arrigo Sacchi, Bruno Conti e molti altri. «Quando abbiamo giocato con la Germania – dice Arrigo Sacchi, coordinatore delle nazionali giovanili chiamato a ricostruire la base del calcio azzurro – i nostri calciatori avevano collezionato appena una decina di presenze in A, i tedeschi ne avevano addirittura 250. In Spagna, Germania, Francia, Inghilterra il lavoro sui giovani è cominciato già da molti anni: hanno accademie e i club curano i giovani sotto tutti i profili anche scolastico e culturale. Un giovane all’inizio lì si allena 20-24 ore la settimana, da noi si arriva a malapena a 6.

Da noi non c’è cultura, abbiamo un concetto del calcio come espressione del singolo e come rivalsa sociale. I giovani non trovano un buon ambiente per esprimersi e gli allenatori puntano in genere su vecchi ed esperti per tirare avanti, perché non c’è pazienza, piacere del bel gioco e il risultato comanda su tutto. Se avessero vivai veri i club non dovrebbero affannosamente ricostruire sul mercato ogni anno la loro squadra». Anche Gianni Rivera, insieme a Demetrio Albertini, si sta occupando del rilancio dei giovani. A partire dalle scuole calcio: «Non si gioca più per strada, se i miei genitori – dice – avessero dovuto pagare una scuola calcio io non avrei mai giocato». Alcuni studi dicono che in Italia i giovani calciatori servono più che altro a fare mercato, ma non realmente per essere impiegati in serie A. E purtroppo c’è anche chi ci specula sopra, come il procuratore che denuncia che i genitori arrivano a pagare decine di migliaia di euro per sperare di lanciare il figlio nel gran circo delle illusioni.