(Il Romanista - C.Zucchelli) - Il luna park è soltanto quello sistemato dietro la curva che ospita i tifosi della Roma. Si vedono le luci, la ruota panoramica, persino i bambini con lo zucchero filato che prima vanno alle giostre e poi allo stadio.
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Noi, mai schiavi del risultato
(Il Romanista – C.Zucchelli) – Il luna park è soltanto quello sistemato dietro la curva che ospita i tifosi della Roma. Si vedono le luci, la ruota panoramica, persino i bambini con lo zucchero filato che prima vanno alle giostre e...
E’ l’unica cosa divertente di una partita noiosa dove la Roma dimentica i progressi fatti con Lecce e Novara e, anzi, pare incapace non solo di tirare in porta ma persino di applicare quel possesso palla tanto caro a Luis Enrique. Punita dai due uomini più forti dell’Udinese – Di Natale e Isla – negli ultimi dieci minuti del secondo tempo, inizia nel peggiore dei modi il ciclo terribile che da qui a Natale la vedrà affrontare Fiorentina, Juventus, Napoli e Bologna. Quattro partite di fuoco che diranno molto – ma non tutto – sull’effettivo valore della formazione giallorossa che, di fronte a una squadra che coglie il sesto successo di fila in casa e che, almeno per una notte, è sola in testa alla classifica, sembra piccola piccola. Timida, fin dall’inizio. Quando, a tenere banco, sono le scelte di Luis Enrique.
Juan al centro in difesa (buono il suo rientro), Taddei a destra, José Angel a sinistra, Greco a centrocampo e Pjanic sulla linea dei trequartisti con Bojan in panchina. Quando la Roma arriva allo stadio, intorno alle 19, i volti dei giocatori sono distesi. Ci sono Baldini, Sabatini e Fenucci con la squadra, seguono il riscaldamento da bordocampo, controllano lo stato delle porte che l’arbitro non reputa sicure e fa cambiare (tanto che la partita inizia con dieci minuti di ritardo) e poi vanno negli spogliatoi con i giocatori prima di accomodarsi in tribuna. E assistere, loro come tutti, a un primo tempo avaro di occasioni. Il primo vero tiro in porta arriva dopo mezzora con Benatia che di testa, su calcio d’angolo, manda alto sopra la traversa. La Roma invece per farsi vedere dalle parti di Handanovic deve aspettare altri 13 minuti: è il minuto 43 infatti quando Gago tenta un destro dal limite dell’area che rimbalza davanti al portiere friulano e sfila do poco a lato. Termina invece lontano il sinistro di Pjanic che proprio allo scadere, al termine di una bella azione personale, prova a sbloccare un primo tempo deciso dai duelli a centrocampo e dai falli fischiati continuamente dall’arbitro Banti. Si rientra in campo con gli stessi undici e dopo un paio di minuti De Rossi tenta di sorprendere Handanovic dal limte dell’area: il portiere sloveno si allunga e manda in angolo sugli sviluppi del quale Juan si fa trovare pronto ma il suo colpo di testa finisce fuori.
Il copione della partita è lo stesso del primo tempo, l’Udinese al 20’ mette paura con una bella discesa di Armero che serve in mezzo per Di Natale il quale colpisce malissimo. Per dare un po’ di velocità all’attacco e tentare di vincere, a un quarto d’ora dal termine Luis Enrique gioca la carta Bojan: fuori il diffidato Gago e dentro lo spagnolo. La Roma si ridisegna con Pjanic che scala a centrocampo e Lamela che va a fare il trequartista. La mossa non produce gli effetti sperati. Anzi: assist di Pinzi a scavalcare la difesa della Roma, Di Natale scatta in posizione regolare tra i due centrali della Roma e con uno splendido tiro di destro batte Stekelenburg segnando l’undicesimo gol della sua carriera (il nono in questo campionato) ai giallorossi. E visto che i guai non vengono mai da soli, Kjaer si fa male nel tentativo di bloccare l’attaccante friulano ed è costretto ad uscire. La Roma sbaglia tutto il possibile e quando Bojan perde l’ennesimo pallone al limite dell’area Luis Enrique in panchina salta e urla, imbestialito.
Capisce che la Roma è allo sbando e infatti a due minuti dalla fine arriva il raddoppio di Isla servito da Armero. I quattro minuti di recupero sono buoni solo per i cori – strameritati – dei tifosi friulani a Di Natale e per le urla di Guidolin in panchina che, invece di godersi la vittoria della sua squadra pensa bene di protestare – non si sa per cosa – col quarto uomo. E’ l’ultima scena di una trasferta da dimenticare. Ma non l’ultima immagine. Quella è il bandierone con il volto di Alberto Sordi che continua a sventolare nel settore occupato dai cento tifosi della Roma. Mai schiavi del risultato
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