(Il Romanista - R.Molinari) - Il derby del Sud detto anche “del sole”, Napoli contro Roma, ricorda nei tifosi giallorossi sensazioni contrapposte.
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Nell’82 la trasferta fu un’apoteosi
(Il Romanista – R.Molinari) – Il derby del Sud detto anche “del sole”, Napoli contro Roma, ricorda nei tifosi giallorossi sensazioni contrapposte.
La generazione “vecchio stile” ha vissuto forse le più belle partite giocate tra queste due squadre. Passioni e rivalità calcistiche hanno sempre influenzato l’andamento delle partite. Due tifoserie che si sono equivalse negli anni 80 con i colori giallorossi sempre in primo piano, sempre presenti allo stadio San Paolo. La cosa che salta oggi agli occhi, quando si entra nell’impianto napoletano, è la famosa gabbia dove i tifosi ospiti vengono disposti. Questo settore dello stadio lo hanno voluto le istituzioni poco tempo fa per far sì che le due “curve” non vengano a contatto; teorema dimostratosi inutile perché quando tutte e due le tifoserie volevano scontrarsi, l’hanno fatto comunque. [...]
Ricordiamo la trasferta dell’anno del secondo scudetto con immenso piacere non solo per il risultato altisonante, un rotondo 1-3, ma proprio perché quell’anno fu fu un’apoteosi sia di tifo sia di risultato. Certo la squadra quell’anno ci aiutava molto, tutto era facile ma vi assicuriamo che quella trasferta, quella di Napoli, era un vero e proprio banco di prova per le nostre ugole. Tanti striscioni in quella curva che ci competeva e tanti ragazzi pronti a tutto per far valere la “romanità”. Tante voci che in quello stadio si dovevano moltiplicare perché davanti avevamo un tifo che “se la giocava”. Cinquecento ragazzi presi dall’euforia, dalla partecipazione, dalla grinta, dall’essere romano ed essere anche un po’ “strafottente”; serviva anche questo in quella città. [...]
Si arrivava passando per la tangenziale sempre affollata, sempre trafficata e si scivolava piano piano verso il San Paolo “scortati” da macchine avvolte dei colori della squadra che ci ospitava; una parola qua e una là, più o meno lecita. Si arrivava dopo qualche “minutino” di traffico in curva, si piazzavano “le pezze” e si cominciava a cantare, a tifare. E uno e due e tre, Iorio, Nela, Chierico. Un trionfo anche perché erano undici anni che la Roma non passava a Napoli. Un trionfo anche perché “noi” avevamo vinto in tutte le salse quella partita, consumando completamente la nostra ugola e quando il biondo Odoacre mise la palla nel sacco per la terza volta, i tifosi napoletani cominciarono a contestare la squadra lasciandosi andare a violente distruzioni e a “applaudire” la Roma e i romanisti che avevano surclassato in tutto e per tutto i “rivali” napoletani. Era il 10 ottobre del 1982 una giornata da incorniciare sotto tutti i punti di vista.
Ci si preparava a ritornare a Roma in fretta e furia perché la polizia ci invitava a partire subito: una frangia di tifosi “locali” stava contestando la squadra e si stavano consumando degli scontri con le forze dell’ordine. Controvoglia si saliva sul pullman “comandati” da un capitano dei carabinieri “romano” che ci invitava gentilmente ad accelerare le operazioni. Si correva verso la Capitale, si correva sempre quando le trasferte erano così vicine; si doveva arrivare in tempo per la Domenica Sportiva, anche quella un miraggio oggi perché fatta “vecchio stile”, con il servizio della Ds che metteva in evidenza il risultato. Quella trasmissione non aveva niente da invidiare alla Ds di oggi, tecnologicamente “parlata” e “strillata”.[...]
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