(Il Romanista - C.Zucchelli) - Sarà stato un caso, ma Vincenzo Montella ha sorriso solo quando si è emozionato. Il neo allenatore giallorosso davanti alle telecamere dice: «Mi sono emozionato soltanto alla fine».
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Montella: «Grazie ragazzi»
(Il Romanista – C.Zucchelli) – Sarà stato un caso, ma Vincenzo Montella ha sorriso solo quando si è emozionato. Il neo allenatore giallorosso davanti alle telecamere dice: «Mi sono emozionato soltanto alla fine».
Guarda caso in quel momento ha smesso di mangiarsi le unghie e ha iniziato a sorridere. Coccolato e abbracciato fisicamente dai giocatori, dai suoi collaboratori e da Bruno Conti, virtualmente da tutti i tifosi della Roma, allo stadio e a casa. Ha bagnato il suo debutto con tre punti (importantissimi) ma soprattutto con una prestazione in cui la difesa non ha preso gol («è la mia priorità, la linea difensiva ha coperto benissimo») e ha mostrato, insieme agli altri reparti, un’unione necessaria per portare a termine nel migliore dei modi questa stagione: «Per prima cosa ringrazio tutti i ragazzi. Al di là di come andrà a finire questa storia. Allenare la Roma per molti è l’epilogo della carriera, per me è l’inizio. Sono fortunato e ringrazio ancora la società per avermi dato le chiavi di questa grande squadra».
Montella, senza peli sulla lingua, spiega anche il perché delle sue scelte: «Gioca Doni perché lo reputo più forte di Julio Sergio, anche se lui ha fatto molto bene lo scorso anno. Adesso ha solo bisogno di ritrovare le distanze, visto che non giocava da più tempo. Per quanto riguarda Pizarro è stata una mia forzatura, ho parlato molto con lui, gli ho detto che mi serviva e lui è sceso in campo facendo una partita eccezionale». Capitolo Totti: «In questo momento la squadra non può supportare tre attaccanti, Francesco è rimasto fuori per scelta tecnica. Negli allenamenti si allena benissimo, come quando c’ero io ed era sicuro del posto. Lui è un esempio, è un valore anche per i suoi comportamenti, ci conto molto. Questa vittoria, fatemelo dire, è meritata, voluta e difesa». Montella però non fa «voli pindarici» per dirla alla Montali e mantiene i piedi ben saldi a terra: «Siamo partiti col piede giusto, questo era importante. Si sono intravisti collaborazione e coesione, ma siamo solamente all’inizio. Abbiamo studiato il Bologna, ci siamo comportati bene».
LA PARTITA Finisce la conferenza stampa, Montella si alza dalla sedia tutto dolorante. Gli viene chiesto: «Sei stanco come se avessi giocato?». Lui ride e, sincero, risponde: «No, macché… E’ molto peggio». In questa battuta c’è tutta la stanchezza e la tensione accumulata dall’allenatore romanista. I suoi 75 minuti in panchina sono stati evidenti, in questo senso. Durante il riscaldamento è stato in campo con la squadra, dando parecchi consigli a Taddei. Poi, accolto da tantissimi fotografi, si è sistemato in panchina, dove però non si è mai seduto. E’ rimasto sempre in piedi, prendendo appunti su un taccuino, battendo le mani a Vucinic quando ha rincorso un avversario, rincuorando Riise dopo un errore. Ha poi parlato a lungo con Burdisso mentre si incamminavano verso il tunnel degli spogliatoi all’intervallo, ha fatto lo stesso con Mexes quando il francese si è avvicinato a lui per bere, ha incitato Totti con una pacca sulle spalle al momento dell’ingresso in campo. E poi, al fischio finale, baci e abbracci con tutti. Da Musa a Conti fino ai ragazzi della panchina. «Ho esultato solo alla fine e non al gol – conclude, con l’ennesima battuta – perché nei Giovanissimi si segna tanto e se si esulta ogni volta non si finisce più. Devo ancora abituarmi a questi ritmi»
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