(Il Messaggero - M.Ferretti) E pensare che, nell’estate di due anni fa, Vincenzo Montella ha cominciato a fare l’allenatore per puro caso.
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Montella favorito «E’ il mio sogno»
(Il Messaggero – M.Ferretti) E pensare che, nell’estate di due anni fa, Vincenzo Montella ha cominciato a fare l’allenatore per puro caso.
Aveva ancora un anno di contratto da calciatore con la Roma, ma aveva capito di non poter più fare il professionista a certi livelli. Ai suoi livelli. Alle spalle troppi infortuni e, soprattutto, sulle spalle trentacinque anni abbondanti di corse, scatti e calcioni sulle caviglie. Così, il giorno del raduno della squadra giallorossa a Trigoria, Vincenzo - a sorpresa - parlò con Luciano Spalletti, che era il suo allenatore, e con i dirigenti, Bruno Conti e Daniele Pradè in primis, e chiese di essere esentato dalla partenza per il ritiro.
Richiesta accettata. A quel punto, però, il colpo di scena: perchè non prendi una squadra del settore giovanile?, gli venne proposto. Montella, che per via di quell’anno di contratto ancora in essere doveva avere dalla Roma un sacco di soldi, accettò, quasi a scatola chiusa, a patto di poter prendere, magari spalmati in due anni, i soldi che avanzava dalla società. E così, di punto in bianco, l’aeroplanino divenne l’allenatore dei Giovanissimi Nazionali, cioè di ragazzini nati nel 1995. Un’esperienza affrontata con entusiasmo, passione e competenza tanto è vero che i suoi Giovanissimi sono arrivati fino alla finale-scudetto persa, nella passata primavera, contro il Milan. Ma, come primo anno di panchina, un vero e proprio successone. E conferma al volo per la stagione in corso. Una stagione, quella attuale, che definire finora strepitosa è davvero poco: i Giovanissimi di Montella, ragazzini stavolta del 1996 (tra i quali il portiere Marchegiani, figlio d’arte di Luca) stanno stradominando il proprio girone, con ventuno vittorie in altrettante partite. L’ultima ieri, di misura, sul campo del Prato. E tra un allenamento e l’altro a Trigoria, e una comparsata a Sky nelle vesti di commentatore/opinionista, Vincenzo ha avuto modo di frequentare il corso di allenatori a Coverciano, quello vero, quello che dà la patente di tecnico di prima categoria. Un’esperienza che, l’ha confessato più volte, gli ha insegnato un sacco di cose che, nonostante i tanti anni vissuti nel calcio da protagonista come calciatore, non conosceva. Forse perchè correndo dietro ad un pallone, come nella vita, non si finisce mai di imparare. E di stupirsi.
Chi l’avrebbe mai detto, del resto, che Vincenzino due anni scarsi dopo quell’annuncio a Trigoria avrebbe trovato il proprio nome abbinato, mica casualmente, alla prima squadra, in compagnia di Alberto De Rossi, tecnico della Primavera, anche lui in corsa per il dopo Ranieri. «Allenare la Roma? E’ il mio sogno...», ha confidato Vincenzo, una volta avuto notizie da Genova, con tanto di dimissioni di Claudio Ranieri. Montella è un tipo che sa il fatto suo, uno a cui di certo non manca la personalità.
E’ vero, un conto è allenare ragazzini di 14, 15 e un altro, diverso assai, calciatori che hanno 14, 15 anni di carriera alle spalle. Alcuni di pochi anni più giovani, oltre tutto. Ma le avventure, anche quelle rischiose, non gli hanno fatto mai paura. Uno che, nell’anno del terzo scudetto della Roma, non aveva timore di litigare a ritmo quotidiano con un certo Fabio Capello, ha i requisiti giusti per tenere testa a un gruppo. Ma l’esperienza, si sa, non è dono che ti cade sulla testa da un momento all’altro. Intanto, Montella, rientrando ieri sera intorno alle 21 a Trigoria dalla Toscana, ha incrociato i tifosi che erano in (furiosa) attesa di Totti e compagni, di ritorno da Genova, e si è beccato un coro (”Vincenzo Montella olè”) che la dice lunga sull’affetto che la gente di fede romanista nutre ancora nei suoi confronti..
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