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Montella che debutto, la Roma riparte

(Corriere dello Sport – G.D’Ubaldo) – Vincenzo Montella ha vis­suto la prima partita da allenatore della Roma con un pizzico di trepidazione.

Redazione

(Corriere dello Sport – G.D’Ubaldo) - Vincenzo Montella ha vis­suto la prima partita da allenatore della Roma con un pizzico di trepidazione.

Ha nascosto i suoi sentimenti, come da sem­pre è capace di fare. All’ingresso in cam­po ha salutato con un sorriso Malesani e Sella, che ha avuto alle­natore alla Roma. Poi la ressa dei fotografi da­vanti alla panchina. Neppure una smorfia che tradisse l’emozione davanti a decine di obiettivi. Un po’ di di­sappunto a cominciare la partita con un calcio d’angolo a sfavore. Le mani nei capelli quando Simplicio si è visto parare un ti­ro da posizione favorevole. Ha contesta­to garbatamente una decisione arbitrale con il guardalinee. Ha seguito tutta la partita in piedi, ha preso appunti su un block notes. Ha applaudito un giocatore, ha commentato in chiave critica girato verso i suoi collaboratori un’azione spre­cata. Ha sollecitato Vucinic ad andare in pressing. Ed è stato il montenegrino, che è transitato spesso davanti alla panchi­na, il giocatore che ha ricevuto la mag­giori raccomandazioni. CONSIGLI - Le mani in tasca, un certo di­sappunto nel rivedere le stesse amnesie della squadra degli ultimi tempi. Solo a due minuti dalla fine del primo tempo si è seduto qualche secondo in panchina. E al momento del gol di De Rossi è rimasto impassibile. Subito dopo, al fischio di chiusura del primo tempo, si è avvicina­to ad alcuni giocatori per dare delle indi­cazioni. Ha preso Burdisso sotto braccio e gli ha spiegato alcuni movimenti. Un continuo dialogo con i giocatori, sempre con movimenti composti davanti alla panchina. Ha scambiato qualche battuta in panchina anche con Totti, quello che è stato il suo capitano e che per la sua ga­ra di esordio ha portato in panchina. Ele­gante con la divisa sociale, il nodo della cravatta curato, ha passeggiato nervosa­mente durante tutto il secondo tempo. TENSIONE - La tensione è cresciuta con il passare dei minuti, così come è cresciu­to il freddo, che lo ha costretto a toccar­si spesso il naso. Dopo un breve consulto con Andreazzoli, il suo “vice”, ha deciso il suo primo cambio. Ma intanto la Roma ha cominciato a soffrire e per un attimo ha avuto quasi l’istinto di entrare in cam­po. Ha chiamato Totti e ha dato disposi­zioni per il cambio al team manager Sca­glia. Non ha dovuto dare troppe disposi­zioni al suo e compagno, si sono capiti con uno sguardo. Quando la partita si è complicata ha dovuto urlare e per farsi capire meglio ha richiamato verso la panchina Cas­setti. Dopo pochi minuti ha deciso il secondo cambio. A Brighi ha spiegato la posizione da as­sumere in campo. Per dare più den­sità in mezzo al campo. Niente strette di mano ai giocatori sostituiti, non era soli­to farlo neppure lui quando era ancora calciatore. Ha imprecato quando De Ros­si ha sbagliato un lancio e le mani giunte a mò di preghiera con gli occhi al cielo dopo un’azione finita male. A dieci minu­ti dalla fine ha effettuato l’ultimo cam­bio. Menez per Vucinic. SOFFERENZA - Gli ultimi minuti sono stati interminabili. Una sofferenza. I consigli sono diventati urla. Brighi ha sfiorato il raddoppio, le mani sul volto per la dispe­razione. Cinque minuti di recupero, si è allac­ciato una scarpa per scaricare la tensione. Le braccia al cielo per atti­rare l’attenzione dei suoi giocatori. Non di­menticherà il freddo e l’adrenalina del giorno dell’esordio. Al fischio finale ha abbracciato il fisioterapista Mu­sa, poi Totti, ha stretto la mano agli altri giocatori. Poi l’abbraccio anche con Con­ti. Neppure un gesto di esultanza. Vai Vincenzo, buona la prima. Se il buongior­no si vede dal mattino...