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Milan spietato, per lo scudetto c'è. La Roma gioca più palloni ma cade ancora

(Corriere della Sera – L.Valdiserri) – Tre vittorie, nove punti, undici gol segnati e un figlio. La settimana di Massimiliano Allegri, mescolando impropriamente lavoro e vita privata, non poteva dare risultati più felici.

Redazione

(Corriere della Sera - L.Valdiserri) - Tre vittorie, nove punti, undici gol segnati e un figlio. La settimana di Massimiliano Allegri, mescolando impropriamente lavoro e vita privata, non poteva dare risultati più felici.

Il Milan batte la Roma, alla terza sconfitta nelle ultime quattro giornate di campionato, e si rilancia completamente in classifica. Nel campionato scorso qui all'Olimpico era arrivata l'aritmetica per la conquista dello scudetto, ieri la spinta per ripartire di slancio verso il possibile bis. Eppure è stato un Milan al 50% delle sue potenzialità. Più sornione che convincente. Bravo nel primo tempo quando la Roma ha giocato sottoritmo, molto meno nella ripresa quando i giallorossi hanno alzato le cadenze e c'è voluto il miglior Abbiati della stagione per salvare la sua porta e il risultato.

La vera differenza non l'ha fatta un gioco migliore (la Roma ha tenuto più il pallone e fatto quasi il doppio dei tiri), ma la concentrazione di saper giocare i momenti importanti. Ibrahimovic è stato letale con due colpi di testa, Aquilani chirurgico con due assist, Abbiati semplicemente il migliore perché sul 2-1 ha salvato un tiro di Osvaldo che tutti avevano già visto in fondo al sacco. Anche Cassano, entrato dalla panchina, ha dato un contributo importante. È bastato questo per fare il filotto della settimana e per surrogare due fantasmi in campo: Boateng e Robinho. Il ghanese, formidabile a Lecce, ieri non è pervenuto all'Olimpico. Si è visto per una cosa, l'espulsione, quando, per fortuna di Allegri, era appena uscito dal campo sostituito da Emanuelson: ha pensato bene di insultare il guardalinee. La Roma ha pagato carissime alcune distrazioni difensive da abc del calcio. Sul primo gol hanno dormito José Angel, che ha lasciato crossare Aquilani, e soprattutto Juan, che ha lasciato saltare Ibra indisturbato. Sul secondo Cassetti si è dimenticato Nesta. Sul terzo tutti si sono dimenticati tutti.

Il punto chiave della partita è stato proprio quello a cavallo della mezzora del primo tempo. Burdisso aveva pareggiato al 28', liberandosi con grande energia di Zambrotta su corner battuto da Pjanic, ma sono bastati due minuti perché Nesta potesse segnare il 2-1 «come fosse stato un allenamento», ha chiosato Luis Enrique. Per il Milan e per la Roma ci sono due importanti lavori da portare a termine. Il Milan deve crescere sul piano del gioco per puntare davvero in alto in campionato e in Europa. Non troverà tante squadre distratte come la Roma. Luis Enrique, invece, ha una sola via: affidarsi il più possibile ai giovani e tagliare con la Roma del passato. Il mix non funziona. L'impressione è che alcuni giocatori, come Juan e Cassetti, siano fuori dal gruppo. Il primo non riesce a giocare più di 50', il secondo ha perso fiducia. Non è un caso che Luis Enrique, nel dopo gara, abbia parlato bene di Pjanic e Lamela. Due giovanissimi. O fa la rivoluzione davvero o sarà il suo fallimento.