rassegna stampa roma

Mancini, Guardiola, Villa Boas. Mai troppo presto

(Il Romanista – M.Giovannelli) – Trentasatte anni e sto. Una volta per allenare c’era bisogno di una lunga gavetta . Si richiedevano polso, capelli spolverati di grigio, abbondanza di panchine di serie inferiori, qualche trofeo in...

Redazione

(Il Romanista - M.Giovannelli) - Trentasatte anni e sto. Una volta per allenare c’era bisogno di una lunga gavetta . Si richiedevano polso, capelli spolverati di grigio, abbondanza di panchine di serie inferiori, qualche trofeo in bacheca, messo là, tanto ad indicare che qualche obiettivo si era pur centrato.

Oggi invece i 37 anni sembrano l’età fatale per il grande salto. Dalle giovanili alla serie A, in una squadra blasonata, almeno sulla carta. Ma la tendenza non è cambiata soltanto da un punto di vista anagrafico ma anche nella preparazione di questi neo-allenatori, che avranno certamente sommato meno panchine, ma sono assolutamente più preparati da un punto di vista tattico e dirigenziale. Grandi esperienze come calciatori che si sono espressi ad alti livelli in campo nazionale ed internazionale, carisma, studio e ricerca della perfezione. Neofiti sì, ma di successo.Precursore in tal senso è stato Roberto Mancini , a 36 anni vice di Sven Goran Eriksson sulla panchina biancoceleste e la stagione successiva chiamato dalla dirigenza viola pur non essendo ancora in possesso del patentino. Il resto è storia contemporanea.

Ma su tutti troneggia Pep Guardiola, altro grande ex calciatore, esponente massimo del calcio palla a terra con fraseggi continui e scampoli di gioco spettacolari ( complici anche gli “alieni” che vanta di allenare). Il Mister di Santpedor ha bruciato letteralmente le tappe. Nel 2007 allenava il futbol club Barcelona B, nel 2008 Joan Laporta, in piena rifondazione blaugrana, lo sceglie per rilanciare la squadra non tra poche critiche. I suoi esordi sono poco brillanti ma più tardi i successi arrivano a raffica. Andrè Villa Boas invece, ha un destino ed un percorso ancora diverso. Il giovane portoghese, più giovane di Totti e Del Piero, illustre carneade con gli scarpini ai piedi, è stato per anni il secondo di Mourinho al Porto, al Chelsea e all’Inter. Oggi guida il Porto nella Super Liga portoghese con zero sconfitte in 20 partite e 8 vittorie su 9 incontri in Europa League. A dir poco sembra un predestinato. Ultimo ma non meno importante, oggi è il turno dell’aereoplanino. I presupposti in termini di cabala e di potenzialità ci sono tutti. Trentassette anni, 228 gol da professionista, 21 vittorie consecutive alla guida dei Giovanissimi Nazionali della Roma. E non solo. Il 15 Dicembre dello scorso anno si laurea in “Management dello Sport” grazie ad un corso organizzato dal Coni e dall’Università Luiss Business Scholl di Roma con i massimi voti. Volto da scugnizzo ed idee chiare, ribelle per natura, molto certosino e determinato nelle sue scelte, Vincenzo Montella potrebbe essere la carta giusta in un momento di debacle totale. Intanto, ha cominciato bene.