(Il Romanista-V.Meta) L’unico giocatore richiesto da Claudio Ranieri per il mercato di gennaio sfodera il sorriso più gentile del suo repertorio mentre si appresta a firmare l’ennesimo autografo appoggiato al piano di marmo di una specchiera rococò: «Mai firmati così tanti», sussurra.
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«Un gol sotto la Sud»
(Il Romanista-V.Meta) L’unico giocatore richiesto da Claudio Ranieri per il mercato di gennaio sfodera il sorriso più gentile del suo repertorio mentre si appresta a firmare l’ennesimo autografo appoggiato al piano di marmo di una specchiera...
È cresciuto Stefano Pettinari, romanista rimpatriato dopo quattro mesi di esilio infruttuoso a Siena, per volere dell’allenatore che lo ha fatto esordire in Europa League prima e in serie A poi e che quando se l’è ritrovato in squadra il mese scorso ha deciso di non lasciarlo più andare. «Non me l’aspettavo proprio», ammette Stefano, gli occhi che gli brillano di una luce che forse solo i suoi diciannove anni, mentre osserva il suo nome inciso sulla targa argentata del premio intitolato ad Amedeo Amadei, dalle cui mani l’ha ricevuto. «Questo è un riconoscimento importante sia per me sia per la Roma, perché dimostra che sta lavorando bene nel settore giovanile. Il mio esordio in serie A? (il 20 marzo 2010, Roma-Udinese, ndr) Ricordo bene quella serata: davo il cambio a Menez, tutto lo stadio applaudiva lui che usciva, perciò mentre entravo quell’applauso me lo sono preso anch’io».
Da quella notte di primavera sono cambiate tante cose: allora era appena rientrato da un torneo di Viareggio in cui aveva segnato quattro gol in tre partite, ora si allena regolarmente con la prima squadra e aspetta la prima convocazione di Ranieri, ma intanto oggi pomeriggio darà una mano ai suoi vecchi compagni della Primavera nella sfida da brividi contro l’Inter che mette in palio la finale di Coppa Italia. Ancora una volta, è successo tutto insieme: «Se mi aspettavo la conferma? Proprio no, è stato tutto un po’ casuale: ho giocato l’amichevole con l’Atletico ed è andata bene, poi ho continuato ad allenarmi e il mister ha deciso di tenermi. Crescere a Roma e poi stare prima squadra è stupendo, il sogno di una vita, anche perché a Siena sono andato per fare esperienza, ma l’obiettivo è sempre stato quello di tornare. Ora spero di rimanerci il più a lungo possibile ».
E pensare che Pettinari quell’amichevole al Flaminio non avrebbe neanche dovuto giocarla, perché per poterlo mandare in campo c’era bisogno di una delega del Siena che tutelasse il club toscano in caso di infortunio e i tempi per il fax erano piuttosto stretti: «Quella mattina credevo di non dover giocare, anzi di non essere proprio convocato, tant’è che me ne stavo tornando a casa. Invece poi il mister mi ha fatto fare quei venti minuti, io sono stato bravo e fortunato, ho anche rischiato di segnare. Certo se girava un po’ di più quella palla…». Al solo pensiero gli occhi gli si accendono, perché, confessa, il suo sogno è uno solo: «Fare un gol sotto la curva Sud. Come lo festeggerei? Non lo so, magari adesso dico una cosa, però poi in quel momento non capisco più niente e chissà che combino».
Stefano ha lasciato Roma in estate, dopo che il Siena era riuscito a strapparlo al Lecce e il destino ha voluto che l’unica presenza con la maglia bianconera, Pettinari l’abbia raccolta proprio a Via del Mare: «L’esordio a Lecce è stato davvero la mia unica soddisfazione, in quella partita De Canio mi ha chiesto perché non fossi andato al Lecce e poi mi ha detto che mi rivoleva a gennaio. Sembrava dovesse essere così, invece in conferenza stampa Ranieri ha detto che voleva la mia conferma e ubi maior...». Come abbia fatto Antonio Conte non solo a non fargli giocare nemmeno un minuto in campionato, ma a non portarlo mai neanche in panchina, resta un mistero: «Cosa non ha funizonato a Siena? Bella domanda…Ci ero arrivato con tanto entusiasmo anche perché venivo da una anno importante. Però dall’inizio c’era qualcosa che non andava, io ho sempre dato il massimo, ma probabilmente il mister non mi vedeva. Non so dare altre spiegazioni».
Quattro mesi ai margini non gli hanno comunque fatto perdere la Nazionale: Francesco Rocca, che già lo aveva portato in Germania lo scorso anno per il Quattro Nazioni con l’Under 20 nonostante fosse appena diciottenne, lo ha voluto con sé nell’ultimo stage insieme ad altri quattro romanisti (Malomo, Scardina, Bertolacci e Florenzi). Con la 19 invece è fermo alle qualificazioni europee di ottobre: «Diciamo che le partite importanti dell’Under 19 saranno in primavera, quindi c’è tempo. Zoratto non mi ha riconvocato forse perché giustamente ha preferito chiamare chi ha giocato. L’Under 21? Bisogna meritarsela, se troverò spazio nella Roma, magari posso sperare in una convocazione». Ora che è tornato a casa, Pettinari ha ripreso la sua vita di sempre, divisa fra Trigoria e Monte Sacro, dove abita e dove sta la maggior parte dei suoi amici. Solo che adesso non è più un ragazzo della Primavera: «Ma ancora non è che se vado in giro mi riconoscono tutti, però ogni tanto mi fermano per qualche foto, stasera (luendì, ndr) me ne hanno fatte tantissime – dice con un pizzico di incredulità -. Sono tornato a casa, ho ripreso la mia vita di sempre, vado agli allenamenti, solo che adesso i mei non fanno più avanti e indietro perché ho preso la patente». E se qualche volta arriva a casa un po’ più tardi, è solo perché fuori dai cancelli del Bernardini, qualche tifoso lo ha aspettato per portarsi a casa un po’ della sua grafia minuta, che presto potrebbe diventare ancora più preziosa.
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