(Il Tempo - A.Austini) La domanda più scontata non poteva mancare: «Il derby è una partita come le altre?».
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Luis Enrique: “Me la gioco”
(Il Tempo – A.Austini) La domanda più scontata non poteva mancare: «Il derby è una partita come le altre?».
Luis Enrique si dissocia dal dogma zemaniano e risponde senza esitazioni: «No». Lo spagnolo, uno dei tanti esordienti nella stracittadina ma con più peso sulle spalle di tutti, conosce perfettamente il valore della sfida di stasera. «So bene che quella con la Lazio è una partita speciale - spiega - è il nostro grande avversario, il nostro rivale e la gente per strada si è raccomandata con me. Ho studiato le ultime gare dei biancocelesti e i derby del passato. Come ci arriviamo? Con la fiducia giusta. La Roma è in ottime condizioni tecniche, fisiche e psicologiche».
Due vittorie nelle ultime due partite, un gruppo sempre più compatto e convinto, la preziosa dote dei cinque derby vinti di fila che garantisce una certa tranquillità: se non ci fosse l’infortunio di Totti, la squadra sarebbe nella situazione perfetta per giocare una gara così. Luis Enrique chiederà ai suoi di prendere in mano le operazioni e dirà ai giocatori di preoccuparsi di più di creare piuttosto che a come respingere le trame laziali. In questo il derby sarà una partita come le altre. «Lo ripeto, è un appuntamento speciale, particolarmente importante per tutti i romanisti, ma - continua l’allenatore - non cambiano le regole del calcio: ci sono due porte e dobbiamo fare un gol in più dell'avversario. Faremo la nostra partita, cercando di tenere la palla e provando a vincere. Non cambio il mio modo di giocare: la Roma ha bisogno di un’idea di calcio propositiva». Il risultato di stasera può spostare parecchio nei giudizi sul. «Non sono preoccupato di vincere o perdere. Il compito dell'allenatore è pensare al presente, nel calcio non c’è futuro. Ora c’è la Lazio, poi il Palermo. Se perdiamo il derby e vinciamo tutte le altre partite mi chiederanno ancora le dimissioni? Non si sa mai». Il problema, semmai, ce l’ha Edy Reja. Luis Enrique però, a differenza di Totti, non infierisce. «Preferisco non mettermi nei panni dell'altro allenatore. Reja uomo derby? Questa è la classica domanda a trabocchetto. So che a Roma sul derby si scherza molto, la rivalità è forte, ma io ho il massimo rispetto per tutti i miei colleghi».
Come sempre conteranno la tattica, la tecnica, le giocate dei campioni ma «sarà importante - sottolinea Luis Enrique - soprattutto la testa dei giocatori, controllare l’emotività. La Lazio è più avanti nella costruzione della squadra rispetto a noi, sarà una sfida difficile». L’assenza di Totti, statistiche a parte, pesa parecchio. «Mi dispiace tantissimo, per noi Francesco è sempre importante, contro la Lazio ancor di più. Pjanic? Sta bene». Dovrebbe essere proprio il centrocampista bosniaco a sostituirlo sulla trequarti visto che Lamela sta bene ma ha bisogno di essere inserito gradualmente. «Sono contento di Erik, si è allenato benissimo. Ricordiamoci che ha solo 19 anni, è da poco in una nuova realtà - sottolinea Luis Enrique - ma può essere molto importante ed è pronto per giocare». Più probabile che accada dal Palermo in poi: stasera rischia un’altra tribuna. Insieme a Juan.
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