rassegna stampa roma

Lucescu:”Noi siamo più belli”

(Corriere dello Sport – R.Maida) Picchia duro, lo Shakhtar Donetsk. Tra le top 16 della Cham­pions League, è la squadra che ha commesso più falli: 100 nelle 6 par­tite della prima fase.

Redazione

(Corriere dello Sport – R.Maida) Picchia duro, lo Shakhtar Donetsk. Tra le top 16 della Cham­pions League, è la squadra che ha commesso più falli: 100 nelle 6 par­tite della prima fase.

Eppure, è gen­te che sa giocare a calcio: delle ul­time 36 partite ne ha vinte 33 per­dendo soltanto in casa dell'Arsenal; e senza compromettere il primo po­sto nel girone, in cui ha spazzato via Braga e Partizan Belgrado. L'AVVISO - Mircea Lucescu, che in un percorso lungo sei anni ha final­mente portato Donetsk nell'Europa che conta, è sicuro di poter andare ancora oltre. E nel suo ita­liano ancora perfetto presenta all'Olimpi­co una raccomanda­zione attendibile: « Ricordo quello che ha detto Wenger quando abbiamo sfi­dato l'Arsenal. Lo Shakhtar è giovane, ha un grande futuro davanti ed è difficile da battere per chiun­que ». E il ghigno che viene dopo è una mi­naccia a Ranieri, già preoccupato di suo dalla velocità e dal talento della « squadra più brasiliana d'Europa. Noi siamo obbligati a cercare la vit­toria attraverso la manovra » spiega Lucescu. Che non si sente affatto inferiore alla Roma: « Siamo più bravi nell'organizzare il gioco e nel possesso palla. Loro hanno altre ca­ratteristiche: compattezza, ripar­tenze e forza fisica » . E' pronto a sfruttare i problemi dell'avversario: « Ha perso tre partite di fila. Dico tre perché anche il pareggio contro il Brescia ( una delle sue ex squa­dre, ndr) è una sconfitta. La Roma non è abituata a questi risultati e vorrà reagire. Ma sarà un po' nervo­sa ». INCOGNITE - Lucescu non sembra preoccupato dai numeri storici: lo Shakhtar ha perso 7 partite su 8 in Italia, una pure contro la Roma (4-0), mentre lui da forestiero non ha mai vinto (cinque pareggi e cinque sconfitte). Piuttosto non sa cosa aspettarsi dai suoi uomini, che han­no giocato l'ultima partita ufficiale l'8 dicembre: « Questo è un proble­ma. Dopo il break per le vacanze, vengono meno gli automatismi e anche la preparazione atletica va rifatta. Non a caso abbiamo soffer­to molto nei test amichevoli. Però ho visto buoni segnali ». Per consen­tire ai giocatori di abituarsi al clima romano, passando dai - 20 di Do­netsk ai 9 dell'allenamento di ieri, li ha portati a Roma quattro giorni prima della partita e li ha anche guidati nella visita della città. I PERICOLI - Stasera, accompagnato da 700 tifosi ucraini, si affiderà ai soliti funamboli brasiliani. Particolarmente te­mibile centravanti, che si chiama Adria­no ma in più del­l'Adriano romanista ha un prenome ( Luiz) e una perso­nalità affidabile: ha segnato già 13 gol in questa stagione. E' del 1987, come Me­nez, e incarna l'esempio delle colti­vazioni di mercato dello Shakhtar, che ha le risorse illimita­te dell'oligarca ucraino Rinat Ah­metov ma anche lo scarso appeal delle miniere di Donetsk. Lì ingag­giano i brasiliani quando sono poco più che adolescenti, offrendo loro contratti fuori concorso: Adriano è arrivato a 19 anni, così come Dou­glas Costa e Alex, entrambi del 1990, presi dopo il Mondiale Under 20 del 2009. Tutti adesso meritano grandi vetrine. A loro è stato poi ag­giunto Eduardo, ex Arsenal, che gioca poco ma produce tantissimo: 3 gol in 159 minuti di Champions. Ma lo Shakhtar è anche la velocità sulle fasce dei terzini: il romeno Rat a sinistra e soprattutto il croato Srna, capitano, a destra. C'erano an­che nello 0-4 del 2006 ma sono di­ventati molto più forti ed esperti. Srna ha sfornato 3 assist nella pri­ma fase e ora fissa gli obiettivi: « Ci serve un gol all'Olimpico. Non sia­mo più quelli del 2006, abbiamo im­parato da quella sconfitta con la Roma... ». Un'altra minaccia.