Lotito: "Sc19 luglio 2004. "E' il più bel giorno della mia vita da imprenditore", commenta Lotito in quel caldo giorno d'estate che vide i biancocelesti sull'orlo del fallimento. "Lotito è un imprenditore serio, sa il fatto suo e come muoversi, grazie a lui la Lazio avrà un gran bel futuro" disse il suo predecessore, il compianto avvocato Ugo Longo. Quel giorno i tifosi della Lazio fecero festa sotto la Curva Nord dell'Olimpico. E si ricordano le immagini di una trasferta a Bologna in cui Lotito calma i tifosi che lo acclamano inneggiando il coro "Duce, Duce".
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Lotito: “Ma chi è Baldissoni?. Io sono laziale grazie al fidanzato della mia tata”
In una intervista al Guerin Sportivo il patron della Lazio parla a 360 gradi e lancia una frecciatina al DG della Roma.
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"Le imputano un "difetto", una sua presunta pregressa fede romanista, confermata anche da Storace, e dall'avv. Mauro Baldissoni che disse:" E' romanista, lo sanno tutti" Scusi, chi è Baldissoni?
"Il Direttore Generale della AS Roma Ah quindi io sarei romanista. Comunque guardi, Baldissoni non ho mai avuto il piacere di conoscerlo prima di incontrarlo in Lega Calcio [ah, quindi sa chi è, NdR]. Per quanto concerne la mia lazialità, non deve assolutamente essere certificata. Sono sempre stato laziale , avevo l'abbonamento della Lazio. La mia lazialità nasce a cinque anni, trasmessami dal fidanzato della mia tata, e da allora - era il 1961 - sono sempre stato laziale. Questo lo possono testimoniare i miei compagni di scuola, e persino l'ex presidente del CONI, Petrucci.
"Dov'era il 12 maggio 1974, il giorno del primo Scudetto della SS Lazio? Ero allo stadio, mi pare in Tribuna Tevere. Di quel tempo ho persino un autografo di Chinaglia su un foglietto a quadretti che mi fece quando venne a trovarci a scuola con la sua Lancia HF .
"Lei è anche accusato dai tifosi di aver "delazializzato" la SS Lazio. Non potrebbe essere utile portare alla Lazio un uomo immagine, tipo Nesta o Rocchi. Le faccio l'esempio di Alfredo Di Stefano al Real Madrid La mia filosofia è quella di non trasformare la lazialità, uno stile di vita, in un sistema di autosostentamento. Non mi risulta però che Nesta abbia mai avuto la volontà di tornare. [Il giocatore dichiara il contrario, NdR]. E poi guardi, non tutte le persone hanno le qualità caratteriali per ricoprire alcuni ruoli. Noi abbiamo un team manager, Maurizio Manzini, che è con noi da 40 anni. Un tempo che gli permette di incarnare la storia della Lazio più di tutti. Ma se un ex giocatore ha le qualità adatte, allora noi le utilizziamo, perché quel giocatore rappresenta la storia.
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"Deve riconoscere che la tifoseria ha avuto un ruolo importante in quel momento. Lo stesso Berlusconi dichiarò in TV da Bruno Vespa che la decisione era arrivata per motivi di ordine pubblico Riconosco un sostegno da parte della tifoseria, passionale e autentico, visto ciò che il salvataggio significava. Il tifoso laziale si mobilita sempre quando c'è qualcosa di irreparabile. Quando accadono le cose positive sparisce. Le faccio l'esempio della vittoria in Coppa Italia contro la AS Roma che rimarrà nella storia, c'è stato il crollo degli abbonamenti e si è incassato meno di merchandising.
"In realtà è da anni che le cose vanno peggiorando. Come pensa di uscire da questa situazione di conflitto con la tifoseria? Io ho fatto un processo di risanamento, e adesso sto facendo un processo di rilancio. Io sono il proprietario della SS Lazio, ma sono anche il custode dei valori che rappresenta la Lazio, che devono essere salvaguardati, preservati e tramandati, e quindi ho il dovere e il piacere di rendere felice la gente. In questo momento ciò non accade, e me ne dolgo. Spero che con il lavoro alla fine si giunga ad avere riconoscenza.
"Lei parla di aumentare i ricavi delle società di calcio e fa riferimento agli stadi. Ma dimentica, ad esempio, che la Lazio da sei anni è senza sponsor sulla maglie. Non vogliamo svendere, e peraltro abbiamo occupato la maglia spesso con iniziative benefiche e campagne sociali. Lo sponsor manca perché non siamo riusciti a trovarne uno che coniugasse due elementi: quello economico, compatibile col valore effettivo del marchio, e quello di poter creare un partnership positiva in termini di messaggio.
"Sta dicendo che è disposto a rinunciare a dei soldi per la Lazio per obiettivi diversi dal profitto? Come il Barcellona che sino a poco tempo fa aveva la maglia libera e poi solo il marchio Unicef. Lo sponsor deve essere compatibile con le finalità che ci siamo dati. Ad esempio, non andremmo certo a pubblicizzare società di scommesse. I tifosi non hanno cognizione della gestione di una società sportiva, non si rendono conto di cosa significa, e quindi non sono in grado di capire la portata economica di una scelta. E comunque la Lazio quest'anno chiude con 10 milioni di utile, una delle sole 3 o 4 squadre di Serie A a chiudere in attivo.
"Beh, se un tifoso si vede cedere Hernanes è normale che si preoccupi. Sono stupidaggini. Ha mai sentito nessuno questionare l'Inter o il Milan per cosa mettevano nei bilanci?
"No, anche perché Inter e Milan hanno vinto la Champions League. Glielo spiego io invece il perché. Qui non c'è mai stata la cultura della proprietà, perché i tifosi hanno sempre svolto un ruolo sussidiario, perché sono intervenuti più volte nel salvataggio della società. Non vi dimenticate che negli anni i tifosi facevano le collette per mandare la squadra a giocare in trasferta.
"No presidente, qui è Lei che sbaglia. La colletta la fecero i tifosi della AS Roma al teatro Sistina il 31 dicembre 1964, per consentire ai giallorossi di andare in trasferta a Vicenza Alla Lazio ci sono stati comunque benefattori, come il Marchese Gerini [costruttore playboy in voga negli anni '50 e '60] o vari professionisti [come il nonno dello scrivente, NdR] che più volte sono intervenuti per salvare la situazione. Oggi invece c'è una cultura societaria, e la gestione, ricordo, è un problema che riguarda me, non deve riguardare i tifosi. I tifosi non sanno nemmeno di che cosa parlano, perché il 90% delle cose nel sistema del calcio le ho create io, inventate io.
"Secondo Lei la AS Roma riuscirà a fare lo stadio alle attuali condizioni normative? Non entro nel merito. Sto aspettando con molta attenzione gli accadimenti. Perché qualcuno in passato ha speculato dicendo che la Lazio voleva costruire lo stadio in una zona a vincolo idrogeologico. Nel caso della AS Roma mi pare che si vada a costruire a ridosso di una sponda del Tevere e a 50 metri dal depuratore di Roma Ovest. Inoltre c'è un problema di viabilità che è sotto gli occhi di tutti. Non entro nel merito, come detto. Aspetto fiducioso. Anche perché non si potranno usare due pesi e due misure.
"C'è una possibilità, anche remota, che la SS Lazio possa tornare "a casa", allo stadio Flaminio? Non esiste. Le faccio io la domanda. Secondo Lei uno stadio, dove dovrebbe stare? Al centro o in periferia?
"Al centro della città. Persino gli americani si sono resi conti che il futuro degli stadi può essere solo downtown. Lei non ha cognizione di cosa significa uno stadio. I problemi di costruire in città sono tre: viabilità, parcheggi, sicurezza. La mia visione è quello di uno stadio modello Disneyland, solo che invece di trovare Topolino & co. quando gira, il tifoso trova i giocatori, l'allenatore. È la visione di un calcio romantico coniugato con l'aspetto dei ricavi.
"Come sono i suoi rapporti con il presidente del CONI Giovanni Malagò, noto tifoso della AS Roma, che evitò addirittura di farsi le foto con la Lazio vincitrice della Coppa Italia 2013? Malagò era intervenuto su Abete in relazione alla Sua decadenza dal Consiglio Federale. Malagò ha solo chiesto chiarimenti, a seguito di una lettera di Federsupporter [associazione di tifosi/azionisti della SS Lazio SpA, NdR] che lamentava la mia mancata decadenza a fronte di un'inesistente condanna, non essedo stata comminata alcuna pena.
"In ogni caso, anche nell'ottica della "moralità" di cui parla, Lei pensa di dimettersi quando la condanna passerà in giudicato? No. Consideri che in relazione a quanto mi viene imputato la Consob mi aveva comminato una sanzione amministrativa, contro cui ho vinto ogni ricorso. E poi una recente sentenza di Strasburgo sul caso-Exor ha ribadito il principio del ne bis in idem...
"Presidente, consenta al Guerino di non entrare nel merito della sua vicenda giudiziaria... Da anni parla anche di riforma dei campionati. Dobbiamo chiederci se sia giusto mantenere in piedi un sistema che non ha l'autoconsistenza finanziaria e che in termini di qualità determina anche un vulnus sulla competitività internazionale. Sulla base di questo credo che il format migliore sarebbe: 18 squadre in Serie A; 18 squadre in Serie B, con una sola promozione diretta e un playoff con le squadre dalla seconda alla settima posizione insieme alla penultima di Serie A. La perdente della finale del playoff dovrebbe quindi ricevere un premio di €10 milioni, e si pensi che oggi i ricavi sono intorno ai €4,5 milioni. Questo sistema consentirebbe alla Serie B di avere circa 35 milioni in più, e molti di più andrebbero alla Serie A grazie alle risorse che si libererebbero dall'avere due squadre in meno. E Sky e Mediaset sarebbero contente, perché oggi sono costrette a fare la produzione televisiva di partite di alcune squadre che non hanno appeal. Senza togliere nulla ai colleghi presidenti, ma vendere i diritti televisivi con squadre che hanno 1.000 spettatori a partita è un problema serio.
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"Sua moglie Cristina ogni tanto Le dice: «Liberati di quella zavorra della Lazio». Dei tifosi non ne parliamo. Ha pensato di affidare un incarico ad una banca d'affari? No, non esiste. La situazione tra Lazio e Inter è diversa, in quanto la SS Lazio è una società che produce reddito, mentre l'Inter produce debiti. Si pensi solo che quest'anno chiuderà il bilancio a -84 milioni. Inoltre, la Lazio non ha bisogno di un socio. È una società quotata. E quindi se uno volesse potrebbe fare un aumento di capitale, per il quale però ci devono essere le necessità, che però non ci sono, dato che chiude in utile. E io un aumento di capitale non lo faccio per rispetto dei tifosi.
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