rassegna stampa roma

«France’, Roma ti ama Adesso arriva a 1000»

(Il Romanista-M.Macedonio) «Francesco deve sapere che – a parte me, che lo considero da sempre l’”elettricista”, perché da solo accende la luce nella squadra – è tutta la Roma che gli vuole bene».

Redazione

(Il Romanista-M.Macedonio)«Francesco deve sapere che - a parte me, che lo considero da sempre l’"elettricista”, perché da solo accende la luce nella squadra - è tutta la Roma che gli vuole bene».

 

E’ una vera dichiarazione d’amore, calcistico, quella di Lando Fioriniper il Capitano. «Grazie a Dio, messe finalmente da parte simpatie e antipatie, mi auguro che gli si dia di nuovo il ruolo che gli compete. Perché anche quando gioca con una gamba sola è sempre meglio di tutti gli altri. Da romano, gli faccio gli auguri di cuore per queste 600 partite con la maglia giallorossa, ma anche per tutto quello che ha dato finora a questa squadra, facendoci divertire come nessun altro. Come ho visto la Roma a Bologna? Bene, senza “pesi” sulle spalle e quei condizionamenti negativi che s’erano visti nelle ultime uscite. Ricordo che anche Totti era stato trattato male dal tecnico, quando l’aveva messo in campo a tre minuti dalla fine.

Ho visto soprattutto un giocatore, Pizarro, tornare a dettare i tempi. E penso che un comandante giusto, che deve fare gli interessi della squadra, non avrebbe dovuto litigare con un giocatore così utile. Ho rivisto ognuno al suo posto e bene ha fatto Montella ad essere chiaro e sincero con tutti. Con la schiettezza e la semplicità, che spesso hanno la meglio su tante cose, si potranno vincere ancora tante battaglie. E da parte mia, ho di nuovo tanta fiducia». «Alla bandiera della Roma e al grande calciatore, che personalmente adoro e spero che ci sia sempre, non posso non mandare il mio augurio sincero per questo traguardo» dice Rodolfo Laganà. «Francesco è un grande capitano. Dà lo stimolo a tutta la squadra e, quando c’è lui, tutti giocano con una sicurezza maggiore.

Mercoledì scorso? Ho visto una Roma messa meglio in campo, più solida e più matura. La riprova che abbiamo una grande squadra e che non tutto è finito. Abbiamo ancora degli obiettivi importanti davanti e spero che, con l’arrivo di “Montellino”, che ho sempre amato come uomo e come calciatore, anche Totti possa tornare a dare il suo contributo pieno. Non sono tra quelli che l’hanno messo da parte, tanto più nel mio cuore, perché non posso dimenticare tutto quello che ha fatto per questa squadra. Ancora oggi, la sua sola presenza in campo trasmette una carica incredibile a tutti i suoi compagni».

«Seicento partite? Un traguardo straordinario», sostiene Maurizio Battista, «tanto più se giocate e vissute con onore, come è sempre stato per il capitano. Gli altri, che oltretutto seicento partite con la stessa maglia non le giocheranno mai, dovrebbero solo prendere esempio da uno come lui. Guarda che ti dico: mi basterebbe che facessero anche il dieci per cento di quello che ha fatto Totti. E avrebbero già fatto più di quanto fanno.

A Francesco auguro di giocarne altre seicento, di partite. Non ho visto quella di mercoledì perché ero in teatro per lo spettacolo, ma dai pareri che ho raccolto, mi sono convinto che si vanno sempre più perdendo dei valori. E che molti dei nostri giocatori, miliardari un po’ viziati, meriterebbero di essere sculacciati, se non fosse che, per legge, non si può fare. Penso che avrebbero dovuto avere più rispetto per la maglia che indossano. Se non per l’allenatore, che se n’è andato, almeno per i tifosi, che, come il pubblico a teatro, sono la parte sana e in buona fede. Sono quelli che fanno i sacrifici veri. E che magari litigano con la moglie per andare a vedere la partita allo stadio, dove perdono quattro ore solo per parcheggiare, o per prendere la pioggia col motorino. E se continuano a farlo è per l’amore che hanno per questa maglia. E poi perché c’è Totti, che è al di sopra di tutto e tutti».

Preferisce invece non entrare nel merito di quanto sta vivendo la squadra, Max Giusti. Trattandosi però del capitano, due parole le spende volentieri: «Un grande traguardo, il suo. Sono molto contento per lui. Ce lo ricorderemo a lungo chi è, e chi è stato, Francesco Totti. E chi lo conosce, sa bene che è un ragazzo eccezionale».

«A parte gli ovvii complimenti – interviene Roberto Ciufoli – mi viene da dire “abbiamo fatto 600, ora facciamo anche 1000!”. Perché mi piace pensare che siamo solo all’inizio. Con una battuta, gli direi: “Capitano, tu non sei… cento, sei molto di più!”». E’ sincero, Ciufoli, anche nell’analizzare la partita contro il Bologna: «Il segnale che ne ho ricevuto, francamente, non è stato proprio simpatico. L’impressione, seppure maliziosa, è che abbiano voluto far fuori Ranieri. E questo mi dispiace, perché l’ho sempre considerato una brava persona, qualcosa che oggi sembra quasi un difetto, un’offesa. Non sto a sindacare su eventuali problemi che possono esser nati nel gruppo e che è possibile conoscere solo dall’interno, per cui sono contento per Vincenzo Montella, che ha tutta la mia stima, ma non vorrei che tutto questo fosse stato determinato dalla volontà dei giocatori. Personalmente, spero di no. Sono anche convinto che Ranieri, per il bene che vuole alla Roma, si augurerà che tutto vada per il meglio. E se così sarà, mi piace pensare che sarà contento anche lui».

Un messaggio al capitano arriva anche da chi non tifa Roma. E, anzi, sentimentalmente è addirittura dall’altra parte del Tevere. «Un augurio a Totti? – risponde per nulla stupito Pino Insegno– basti dire che, da laziale, ho chiamato mio figlio Francesco! E non solo: la domenica in cui è nato, Totti segnò anche due gol. Tanto che gli dissi: “A France’, guarda che è nato il mio, di figlio, non il tuo”. A parte gli scherzi, credo che sia un grande vanto poter avere una “bandiera” come lui. Una bandiera che sventola con la maglia addosso. Perché lui è un “corpo” dentro una maglia, e non soltanto una maglietta da tifare, come sono tanti altri giocatori. Lo dico da tifoso non integralista e che rispetta i colori. I propri e quelli degli altri. E da laziale dico anche che Francesco è un grande e ha tutta la mia ammirazione.

Seicento partite? E’ come se un’auto avesse percorso 400 mila chilometri! Ringraziando Dio, però, lui non è possibile rottamarlo. Anche se l’hanno martoriato e martirizzato in tutti i modi, in questi anni. Ma lui, per fortuna, ancora c’è. Ammetto di avere un po’ di invidia - quella sana, positiva - per il fatto di non avere nella mia squadra un giocatore-simbolo come lui. Gli auguro quindi ogni bene per questa seicentesima partita: una vittoria strepitosa con tanti suoi gol e l’abbraccio del suo pubblico. A patto, ovviamente, che si ricordi di non festeggiare anche in occasione della partita n° 602... Perché quel giorno, se possibile, vorremmo festeggiare noi».