rassegna stampa roma

L’eroe della porta accanto: “Un mese fa ero finito e ho superato i 200 gol ”

(La Repubblica – B.Ferrara) Lasciatela sventolare quella bandiera. La bonaccia è finita, il vento è teso: è tempo di correre fuori da uno spot che sembra una lussuosa prigione per fenomeni in pensione.

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(La Repubblica - B.Ferrara) Lasciatela sventolare quella bandiera. La bonaccia è finita, il vento è teso: è tempo di correre fuori da uno spot che sembra una lussuosa prigione per fenomeni in pensione.

Che poi va a finire che uno così lo associ a una connessione senza limiti scordandoti che quello senza limiti, invece, è proprio lui: Francesco Totti, il simbolo di Roma e del calcio bello, quello che a 35 anni sembra passeggiare e invece neanche per idea: lanci, tiri, giocate, invenzioni ed eleganti doppiette d’autore. Con la prima aveva tirato giù la Lazio, con la seconda riprende due volte la Fiorentina: gol numero 200 in A (prima rete in carriera al Franchi, su rigore) e poi ecco anche il 201, cioè un destro prepotente. Totti c’è. Eccome se c’è. Ma Totti in realtà c’è sempre stato, sempre in bilico tra il campo, la tv e il romanzo di se stesso. Bisogna essere bravi davvero per gestirsi in una vita che sembra un incrocio tra quella di un supereroe e quella di un cugino dei Cesaroni, a essere bandiera e simbolo senza rimanere ostaggio dei ricordi migliori e di un come eravamo buono per i sentimenti ma scarsamente utile alla causa del presente. Destino di gente così. Pochi o pochissimi. Quelli che poi ogni tanto si ribellano all’acqua diuretica o alle imperdibili offerte di sms a prezzi stracciati per ricordare al mondo chi sono e quanto valgono ancora come inventori di prodezze e di gol. E va bene lo stesso se qualche crepa leggera si fa largo intorno agli occhi. Se dal giorno del tuo primo gol sono passati più di tre lustri e chissà quanti governi e quanti titoloni di giornali col tuo nome appiccicato sopra. Era il 4 settembre del 1994: Roma- Foggia, gol numero uno in serie A.

 

Adesso le reti sono 201, racchiuse in 466 partite. Dice lui, subito dopo aver donato la maglia a Mutu (verrà messa all’asta per beneficenza): «Sono fiero di quello che ho fatto e non mi fermo qui. Cosa mi manca ora prima di chiudere da calciatore? Non spetta a me dirlo. Tocca alla gente dire se ancora devo dimostrare altro. Questo è un giorno da ricordare. E pensare che un mese fa mi davano finito. Sul mio carro, chi vuole montare io lo porto. E' un carro parecchio grande. Il mio obiettivo è quello di superare il record di Roberto Baggio (205 reti ndr)». Quindi un pensiero sul cambio in panchina: «Io non ho avuto nessun problema con Ranieri. Anzi, con lui ho sempre avuto un bellissimo rapporto. Purtroppo, quando le cose non vanno bene, il capro espiatorio è sempre l'allenatore. E così è stato. Ora con Montella abbiamo ritrovato i risultati e soprattutto i miei gol». E lo stesso Montella si gode l’ex compagno: «Totti sta giocando ad alti livelli, siamo contenti e ce lo godiamo. Lui può fare ancora cose incredibili ». Insomma, tutti continuano a disegnare un futuro intorno a questo dieci che non molla mai. Tra l’attesa fremente per lo sbarco americano, timide speranze Champions e leggeri segni di ribellione (in una intervista all’Equipe Menez si sarebbe lamentato del nuovo tecnico), alla fine non resta che lui, l’eroe della porta accanto, quello fedele per sempre, il dieci che se provi a dubitare per un attimo la risposta arriva a stretto giro. Bastano due partite: 198, 199, 200, 201. Gol, non parole.Totti è fatto così.