(Il Romanista - M.Macedonio) Non è stata forse come l’aveva immaginata, Vincenzo Montella, questa sua prima uscita da tecnico davanti al proprio pubblico.
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«Caliamo sempre alla fine»
(Il Romanista – M.Macedonio) Non è stata forse come l’aveva immaginata, Vincenzo Montella, questa sua prima uscita da tecnico davanti al proprio pubblico.
Anche perché, in tema di rimonte, la squadra è sembrata ripercorrere strade già battute in passato, anche con altri allenatori. «Se i numeri dicono che la Roma ha subìto 24 gol nell’ultima mezz’ora – risponde l’Aeroplanino - un motivo ci sarà. Non è una questione di moduli né di uomini. Può essere un calo mentale, perché il calcio è fatto anche di attenzione. Ma un giocatore non decide di essere meno attento. C‘è chi lo è per 90 minuti, chi per 80. Ma dobbiamo lavorare su questo. Lati positivi ce ne sono comunque stati. Anche se nella ripresa si è visto un calo. Fino al 78’, però, non avevamo subìto tiri in porta». Si può – gli chiedono ai microfoni di Sky - intervenire sulle gambe dei giocatori a fine febbraio? «Stiamo lavorando sul ritmo – dice. –C’è la piena disponibilità dei giocatori. Certo, giocare ogni tre giorni non facilita le cose, ma metteremo ugualmente in campo tutto ciò che è possibile per ovviare a questo. Pizarro? Ci è mancato molto. Lui è uno che capisce la partita e riesce a dare i tempi alla squadra. E’ per questo che non l’avevo tolto a Bologna, dove ha ovviato alla sua scarsa condizione anche con la scaltrezza. Perché sa quando rallentare e quando accelerare. Non credo che avergli chiesto un sacrificio in più, oggi, sia stato causa del suo infortunio ». Un’assenza, quella del cileno nella ripresa, che è sembrata incidere molto sull’esito della partita. «Avevamo preparato molto bene la gara – risponde Montella. – Soprattutto sapendo quali fossero le caratteristiche del Parma. Nel primo tempo abbiamo sfruttato al meglio la catena di sinistra. Con Vucinic che raddoppiava in fase di possesso palla e rientrava altrettanto bene in fase di non possesso, scambiando con Riise. Si è fatto un po’ meno bene a destra. Ma i ragazzi mi seguono e di questo sono contento. Certo, Pizarro ha caratteristiche che per questa squadra sono essenziali. Non c’è nessun altro, tra i compagni, che le ha». C’è qualcosa che non rifarebbe? «No (sorride), rifarei tutto. Un allenatore conosce la propria squadra, e sa quali siano i suoi pregi ma anche i suoi limiti. Ho messo Menez puntando sulla sua imprevedibilità. Se tornassi alla vigilia della gara? La farei durare 75 minuti, come a Bologna». Non nasconde l’emozione provata nel sedersi per la prima volta sulla panchina all’Olimpico («C’è stata, anche se purtroppo, è finita con l’amarezza »), mentre torna sulla partita al suo arrivo in sala stampa. «Per mia natura, sono portato ad analizzare la situazione con molto equilibrio – continua il tecnico. – Ci sono state ottime cose. Si è vista la voglia di giocare, anche con i terzini, cosa che a me piace molto, e di imporre il nostro gioco. Rispetto a Bologna, sul piano tecnico e tattico abbiano fatto anche meglio. E’ una Roma che sta crescendo». Zona Champions ancora raggiungibile? «Al quarto posto ci crediamo molto, anzi moltissimo, sia alla luce dei risultati delle altre, che in virtù della prestazione di oggi, da cui traggo comunque segnali positivi». Glissa invece il tecnico quando gli chiedono un parere su Adriano. «Le questioni extracalcistiche – dice - sono di pertinenza della società». Ma sui fischi dei tifosi a fine partita, il suo giudizio è chiaro. «Il pubblico può fare quello che vuole – risponde. – Durante la gara ci hanno sostenuto, anche se non come sono soliti fare. Per amore a volte si sbaglia, ma sono convinto che, alla fine, riusciremo a portarli dalla nostra parte».
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